«Da 13 anni vivo all’aeroporto»

Gli ultimi tredici anni li ha trascorsi all’aeroporto di Orio al Serio. Dalla mattina alla sera. Senza essere un dipendente dello scalo. Senza prendere un aereo. Protagonista dell’insolita storia è un pensionato bergamasco che ha fatto dell’aerostazione la sua abitazione. Un po’ come il personaggio del film «The Terminal» con Tom Hanks nei panni di Viktor Navorsky, turista dell’Est che sbarca all’aeroporto J. F. Kennedy di New York e scopre che il suo Paese di origine è stato dichiarato inesistente a causa di un colpo di Stato. Navorsky, senza patria e senza lavoro, con un passaporto ormai non più valido, si stabilisce così nel terminal dell’aeroporto. Ma il protagonista della nostra storia, dai risvolti un po’ paradossali, un po’ incredibili, una casa propria ce l’ha, come pure tanti amici fuori dall’aeroporto. Alfredo Lozza, questo il nome del pensionato, sessantasei anni, di Stezzano, allo scalo di Orio al Serio ci è arrivato per motivi ben diversi dalla vicenda di Hanks-Navorsky. «L’aeroporto è diventato la mia casa, nell’altra a Stezzano ormai ci vado solo per dormire» dice Lozza. Per tutto il giorno si aggira fra bar, negozi, banchi dei check in, ufficio informazioni, spingendo un carrello portabagagli su cui poggia i suoi acquisti: il quotidiano, un sacchetto di cellophane con la spesa del giorno, assieme a due inseparabili bastoni da passeggio e un giubbotto. Porta un badge al collo, un tesserino di riconoscimento che in realtà custodisce solo la sua foto tessera.

Su L’Eco di Bergamo oggi in edicola l’intervista al protagonista di questa insolita storia.

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