Formigoni, il caso Cappella Cantone
pronto a passare ai giudici di Bergamo

Passa da corruzione a «concussione per induzione» l’accusa. Secondo il nuovo capo d’accusa Pierluca Locatelli diventa così «vittima» del reato e non più corruttore. «La riformulazione dell’imputazione è ridicola» ha commentato il legale di Formigoni.

Passa da corruzione a «concussione per induzione» l’accusa a carico dell’ex governatore lombardo e senatore del Ncd, Roberto Formigoni, nel procedimento con al centro la discarica di Cappella Cantone (Cremona). Procedimento che, tra l’altro, potrebbe finire per competenza territoriale al Tribunale di Bergamo. La Procura di Milano, infatti, stamani nel corso dell’udienza preliminare ha riformulato il capo di imputazione contestato al «Celeste», così come aveva ordinato il gup Vincenzo Tutinelli.

Il giudice, lo scorso 2 luglio, nell’udienza a carico di 13 persone, aveva ordinato ai pm di riscrivere l’imputazione per l’ex presidente lombardo e altri imputati e di modificare la descrizione del fatto, perchè non corrispondente a quanto emerso dal quadro probatorio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, oltre un milione di euro sarebbero stati versati dall’imprenditore Pierluca Locatelli - interessato alla realizzazione della discarica e, quindi, alle delibere di Giunta per avere il via libera - ai vertici bergamaschi della Compagnia delle Opere su input di Formigoni.

Secondo il nuovo capo di imputazione formulato dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, Formigoni avrebbe concusso l’imprenditore Locatelli (dunque, «vittima» del reato e non più corruttore). Locatelli, infatti, assieme ad altri due imprenditori (Antonio e Giovanni Testa), avrebbe promesso «il pagamento» di una somma di denaro per ottenere i «favori» di sponsorizzazione della sua impresa da parte dei pubblici ufficiali Formigoni e Marcello Raimondi, ex assessore regionale all’Ambiente. Il tutto per avere l’autorizzazione integrata ambientale per l’ok alla discarica, attraverso «plurime dazioni» che sarebbero andate a Rossano Breno e Luigi Brambilla, ex vertici della Cdo di Bergamo, anche loro accusati di concussione.

Il reato, secondo il nuovo capo di imputazione depositato dai pm, sarebbe stato commesso non più tra Milano e Bergamo, ma tra «Bergamo e Calcinate», tra il 2002 e il 2011. Dunque, i pm chiederanno al gup l’invio degli atti a Bergamo. Il gup potrebbe decidere nell’udienza fissata per il 29 settembre.

«La riformulazione dell’imputazione è ridicola, se lo facesse un avvocato una cosa del genere sarebbe soggetto ad una valutazione disciplinare del consiglio dell’Ordine» ha commentato il legale di Roberto Formigoni, l’avvocato Mario Brusa. «Facciamo notare poi - ha aggiunto l’avvocato - che anche in questa nuova accusa i pm non indicano alcuna somma di denaro che sarebbe andata direttamente a Formigoni». È questo, ha proseguito l’avvocato, «uno scenario abbastanza singolare».

Oltre a versare circa un milione di euro agli ex vertici della Cdo (tra cui anche il pagamento di lavori di ristrutturazione di una scuola legata alla Compagnia delle Opere), Locatelli avrebbe anche pagato una presunta tangente da 100mila euro a Nicoli Cristiani, con lo scopo di «ottenere l’autorizzazione integrata ambientale, necessaria» all’ok alla discarica. Questo episodio resta qualificato come corruzione e sarebbe stato commesso a Milano. Nel procedimento Nicoli Cirstiani e l’ex dirigente dell’Arpa, Giuseppe Rotondaro, hanno chiesto di patteggiare e altri imputati, tra cui Locatelli, di essere processati con rito abbreviato condizionato all’eccezione di competenza territoriale in favore di Bergamo.



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