Il Csm affronterà il «caso Galizzi»

La questione all’ordine del giorno la prossima settimana della Commissione per gli incarichi direttivi. La Lega Nord invita il ministro a non fermare il decreto di nomina

Il Consiglio superiore della magistratura affronterà nella prossima settimana il "caso Galizzi", cioé la vicenda dell’attuale coordinatore dei gip di Bergamo, la cui nomina a procuratore, deliberata da Palazzo dei Marescialli, è stata bloccata dal ministro della Giustizia che non ha ancora firmato il decreto per renderla esecutiva. La questione è all’ordine del giorno della Commissione per gli incarichi direttivi su richiesta dei togati del "cartello di sinistra" (l’alleanza tra Magistratura Democratica, Movimento per la Giustizia e Ghibellini) che sollecitano il Csm ad adottare "i provvedimenti di competenza" per superare la situazione di stallo.

La prima designazione di Adriano Galizzi a capo dell’ufficio inquirente risale infatti all’ottobre del 2001 quando la quinta commissione per gli incarichi direttivi del Csm lo indicò al plenum come candidato ideale per reggere la Procura. Il magistrato, 66 anni, da quaranta in magistratura a Bergamo, secondo i commissari aveva tutti i requisiti necessari. La pratica fu spedita al ministero per il cosiddetto «concerto», un parere non vincolante del Guardasigilli. Castelli chiese al Csm di rivalutare il caso alla luce del fatto che la nomina di Galizzi poteva essere inopportuna per il fatto che nello stesso Tribunale lavorava il fratello Paolo Maria, presidente della prima sezione al Civile. La commissione, valutate le osservazioni del ministro, ribadì la propria scelta. Il botta e risposta tra Palazzo dei marescialli e via Arenula andò avanti fino a quando, all’inizio dell’estate scorsa, Castelli negò il concerto a Galizzi pronunciandosi a favore di Armando Grasso, presidente dei giudici. Ma il plenum nominò Galizzi procuratore a larghissima maggioranza.

Il caso del procuratore di Bergamo era stato il mese scorso al centro di una polemica politica tra Castelli e uno dei suoi predecessori in via Arenula, Oliviero Diliberto. Questi aveva accusato l’attuale ministro di aver bloccato la nomina di Galizzi per "vendetta politica", avendo questo magistrato fatto parte del collegio che nel ’98 aveva condannato il leader della Lega Umberto Bossi per istigazione a delinquere contro i militanti di Alleanza Nazionale. Tesi smentita dal Guardasigilli.

Il gruppo della Lega Nord al Senato invita il ministro Castelli a non firmare il decreto di nomina di Galizzi, perché «é del tutto evidente che da un punto di vista deontologico non è possibile che due fratelli occupino nello stesso ufficio giudiziario due posizioni apicali».

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