Il Papa disarmato contro le guerre
«È l’ora di fermarsi! Fermatevi»

«È l’ora di fermarsi! Fermatevi, per favore!». Papa Francesco disarmato di parole guarda negli occhi dalla sua finestra di piazza San Pietro chi oggi continua a combattersi in Medioriente, in Iraq, in Ucraina. Chiede di tener conto delle «lezioni della storia».

«È l’ora di fermarsi! Fermatevi, per favore!». Papa Francesco disarmato di parole guarda negli occhi dalla sua finestra di piazza San Pietro chi oggi continua a combattersi in Medioriente, in Iraq, in Ucraina. Chiede di tener conto delle «lezioni della storia» e auspica che «non si ripetano gli errori del passato».

Oggi ricorre il centesimo anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale. Bergoglio ieri all’Angelus ha spiegato che sarà «una giornata di lutto». Papa Francesco, che a settembre andrà al Sacrario di Redipuglia per pregare per i caduti di tutte le guerre, ha colto l’anniversario per ribadire che le «ragioni della pace» devono «sempre prevalere mediante un dialogo paziente e coraggioso».

Le sue parole sono risuonate da piazza San Pietro come una sorta di ultimo appello: «Fratelli e sorelle, mai la guerra! Mai la guerra! Penso soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna, di un futuro: bambini morti, bambini feriti, bambini mutilati, bambini orfani, bambini che hanno come giocattoli residui bellici, bambini che non sanno sorridere». Ha citato Benedetto XV che definì la guerra «inutile strage» e ha ripreso le parole di Pio XII del radiomessaggio del 24 agosto 1939 alla vigilia della Seconda Guerra mondiale per sottolineare che «tutto si perde con la guerra e nulla si perde con la pace».

Ha chiesto ancora di pregare perché a Gaza, in Iraq e in Ucraina, alle popolazioni e alle autorità «il Signore conceda la saggezza e la forza necessaria per portare avanti con determinazione il cammino della pace, affrontando ogni diatriba con la tenacia del dialogo e del negoziato e con la forza della riconciliazione».

La Santa Sede è preoccupata del dramma che si sta consumando a Gaza, è altrettanto lo è della situazione in Iraq e in Ucraina. Il Papa ha telefonato al patriarca caldeo a Baghdad, Louis Raphael Sako, ha scritto al parroco di Gaza padre Jorge Hernàndez e mantiene una costante attenzione alla crisi ucraina. Ma aver ripetuto ieri la definizione di Benedetto XV della guerra come «inutile strage» significa che per la Santa Sede non vi sono vie di mediazione se non il cessate il fuoco immediato. È la dottrina sulla guerra come tragico dramma senza alcun ritorno che ieri Bergoglio ha indicato come lezione della storia, ricordando le parole di Benedetto XV, il cardinale Giacomo Della Chiesa, di cui ricorrono il prossimo 3 settembre i cento anni della sua elezione. Venne eletto quando ormai divampava la guerra e per tutto il conflitto non smise di parlare a favore della pace. Era solo contro tutti, solo contro la forza armata delle nazioni. Commentò un giorno: «Vogliono condannarmi al silenzio, ma non riusciranno a sigillare le mie labbra. Sono il padre di tutti i miei figli che si trucidano a vicenda. Griderò loro: pace, pace, pace!». Si mosse senza mai stancarsi tentando tutte le vie con appelli ai popoli e ai governi, discorsi solenni e lettere ai vescovi e ai diplomatici. Fino, all’1 agosto 1917, alla drammatica «Nota» inviata ai capi delle «Potenze belligeranti», con tutta la sua autorità di Vicario di Cristo, nella quale proponeva l’arbitrato e non le armi come soluzione, il condono delle spese di guerra, lo sgombero dei territori occupati e concludeva definendo la guerra «un’inutile strage».

Riuscì a cogliere, con una definizione radicale per quei tempi, il significato sconvolgente della guerra. Nessun altro era stato prima, né lo sarà poi, capace di una sintesi così perfetta. Ieri Bergoglio l’ha ricordata come lezione della storia che vale per il presente. La dottrina della Chiesa sulla guerra resta inchiodata alla frase di Benedetto XV. Bergoglio è convinto, e lo ha dimostrato con le preghiere per la pace in Siria e quella nei Giardini vaticani per la pace in Terra Santa, dell’assoluta gratuità di ogni carneficina. Non serve fare la guerra perché ogni problema resta poi irrisolto, anzi diventa ancor più acuto. È «inutile», come dimostra appunto l’infinito conflitto mediorientale. E per ribadirlo e sbaragliare il campo da ogni possibile altra considerazione ha ripreso le parole di Pio XII.

Insomma, chi pensa di trarre vantaggio dalla guerra, ad ogni latitudine, chi confida in una vittoria vantaggiosa ripensi alle parole di Benedetto XV e ne tragga lezione. Nel 1917 la «Nota» suscitò polemiche e riserve da parte dei governi dei Paesi in guerra e delle opinioni pubbliche animate da spirito nazionalistico. Oggi accadrà la stessa cosa

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