Il processo alle «Camicie verdi»
arriva a Bergamo dopo 18 anni

A 18 anni dall’inizio dell’indagine, pioverà alla Procura di Bergamo il polveroso fascicolo sulla Guardia Nazionale Padana (Gnp), le famose «Camicie verdi» che per la Lega Nord fasciavano militanti innocentemente dediti al servizio d’ordine durante le manifestazioni.

A 18 anni dall’inizio dell’indagine, pioverà alla Procura di Bergamo il polveroso fascicolo sulla Guardia Nazionale Padana (Gnp), le famose «Camicie verdi» che per la Lega Nord fasciavano militanti innocentemente dediti al servizio d’ordine durante le manifestazioni, ma che per l’accusa erano le divise di una organizzazione militare parallela.

Il tribunale di Verona nei giorni scorsi ha accolto l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata da uno dei legali dei 35 attivisti (nessun bergamasco) imputati per associazione di carattere militare a scopo politico e ha stabilito che l’inchiesta spetta alla magistratura inquirente della nostra città.

Perché la genesi è tutta bergamasca. L’atto costituivo, infatti, va fatto risalire al 2 giugno 1996, durante uno dei raduni leghisti nel pratone di Pontida, quando venne fondato il «Comitato di liberazione della Padania, il quale si dota di un servizio d’ordine organizzato nell’ambito dei territori della Padania, che viene denominato Camicie Verdi». Tra gli indagati figuravano anche i vertici del Carroccio: Bossi, Maroni, Calderoli , Borghezio, Pagliarini, Gnutti, succesivamente prosciolti perché Camera e Senato avevano decretato «l’insindacabilità delle condotte degli imputati parlamentari».

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