Il suo capo: «Orgoglioso di Ion
Per lui è stato un gesto normale»

«Ion è un ragazzo d'oro. Pensate che non si è neppure reso conto di aver compiuto un grande gesto, mettendo il suo Tir di traverso per proteggere la bambina ferita in autostrada ed evitare che le auto la investissero». Non risparmia elogi Robertino Bonato.

«Ion è un ragazzo d'oro. Pensate che non si è neppure reso conto di aver compiuto un grande gesto, mettendo il suo Tir di traverso per proteggere la bambina ferita in autostrada ed evitare che le auto la investissero». Non risparmia elogi Robertino Bonato, il datore di lavoro di Ion Purice, il camionista eroe dell'A4.

Imprenditore, titolare della Bierreti Trasporti, ma anche presidente della Tagliolese Calcio, squadra di Taglio di Po (Rovigo) che milita nel campionato di Prima categoria: Robertino Bonato conosce Ion da circa tre anni, quando lo ha assunto alle sue dipendenze. «È un ragazzo normalissimo, come tanti altri. Lo abbiamo conosciuto perché fece delle consegne da noi, quando lavorava per conto di un'altra ditta di autotrasporti, di Ascoli Piceno. Non si trovava granché bene, perciò, quando si è presentata l'occasione di venire a lavorare per noi, l'ha colta e si è trasferito con sua moglie e il suo bambino a Taglio di Po, il nostro paese».

La Bierreti, impresa che conta 50 dipendenti, effettua trasporti in tutta Europa di prodotti a temperatura controllata, specialmente pesce e surgelati, e fra i suoi clienti annovera nomi importanti, come la Msc Crociere (rifornisce le navi). Ion fa la spola fra il Veneto e l'Olanda, la Germania, l'Inghilterra, il Belgio.

«Non si era neppure accorto del clamore che il suo gesto aveva suscitato - sottolinea il suo capo - tant'è che, quando domenica era arrivato in ditta dopo l'incidente, prima di ripartire per l'Olanda mi aveva chiamato al telefono per dirmi: "Scusa, ho perso un po' di tempo perché sono incappato in un incidente". Tutto qui. Non un cenno al suo gesto, quello di mettere il camion di traverso lungo l'autostrada per proteggere la bambina ferita. La storia - si accalora Robertino Bonato - l'abbiamo appresa come il resto d'Italia, dai telegiornali. Tutta Italia cercava di risalire all'identità del "camionista eroe". Noi ci siamo accorti che si trattava di Ion perché, guardando il telegiornale, abbiamo riconosciuto che quel Tir di traverso era un nostro camion».

Ion tornerà nel tardo pomeriggio di giovedì 5 settembre dall'Olanda. «Lo aspetteremo nel piazzale della ditta, ci sarà un vero e proprio comitato d'accoglienza. Il sindaco lo vuole premiare e le televisioni di mezza Italia ci hanno contattato perché lo vogliono intervistare. Insomma, sembra davvero essere diventato un eroe. È un bravo ragazzo e spero che rimanga a lavorare con noi ancora per molto tempo. Sia lui, sia noi - conclude il titolare della società Bierreti Trasporti - adesso ci auguriamo che la bambina rimasta ferita riesca a salvarsi».

Tutta Italia lo chiamava eroe e lui neppure lo sapeva. Perché dopo aver fatto scudo con il suo Tir alla piccola Jihan, 8 anni, rimasta ferita sull'asfalto dell'A4, era subito ripartito per le consegne, facendo rotta per il Nord Europa. «Altrimenti il mio capo mi avrebbe rimproverato per il ritardo».

In molti - a cominciare dal padre della bimba ferita - si chiedevano chi fosse quell'autista, per stringergli la mano. Sono stati i suoi datori di lavoro a riconoscere il camion, nelle immagini trasmesse in tv. Adesso che gli hanno spiegato di aver fatto qualcosa di straordinario, Ion Purice, 29 anni, camionista romeno residente a Taglio di Po (Rovigo), cerca di minimizzare: «Ho fatto solo quello che mi sono sentito di fare, non chiamatemi eroe».

Lo abbiamo raggiunto al telefono ieri mattina: si trova in Olanda, per ritirare un carico di pesce da portare in Italia. Questo pomeriggio, quando varcherà i cancelli della ditta di autotrasporti «Bierreti» di Porto Viro, ad attenderlo ci sarà un vero e proprio comitato di accoglienza, con sindaco e schiera di giornalisti. «Grazie - dice lui - ma in questo momento è importante solo che la bambina ferita si salvi».

Domenica, ore 7,15, autostrada A4. Siamo allo svincolo di Bergamo, in direzione Venezia. La piccola Jihan viaggia con la sua famiglia, di origine marocchina e residente a Pieve di Soligo (Treviso), su una Ford Galaxy. Improvvisamente (forse per un colpo di sonno di papà) l'auto sbanda diverse volte e sbatte contro il new jersey. Jihan ha la peggio: per la forza dell'urto, viene sbalzata fuori dal finestrino, rompendo il vetro con la testa e finendo sull'asfalto dell'A4, priva di conoscenza.

I genitori, disperati, scendono dalla macchina e si mettono a fare ampi segni con le braccia. «Ho visto davanti a me persone che si agitavano in mezzo all'autostrada - è il racconto di Ion - ma non mi sono reso conto di quanto era successo, finché non sono stato abbastanza vicino. L'istinto è stato quello di mettere il camion di traverso, per evitare che qualcuno da dietro travolgesse la bambina e i suoi genitori. Così ho fatto. Sono state frazioni di secondo. Poi - prosegue il giovane - sono sceso dal camion, ho posizionato il triangolo e chiamato il 112».

Subito dopo si è fermato un pulmino con sette volontari della Croce Rossa di Lomazzo (Como): Si sono trovati di fronte a una scena drammatica: la piccola, insanguinata, era a terra, incosciente. Il padre, chino su di lei, la teneva tra le braccia. Il loro intervento è stato provvidenziale: le hanno praticato il massaggio cardiaco, in attesa dell'arrivo dell'ambulanza. «Sono loro i veri angeli, sono loro che bisogna ringraziare, io in fondo non ho fatto niente», dice Ion.

Da otto anni è in Italia a fare il camionista. Anche lui ha un figlio, di 6 anni, e una moglie, ma li vede solo qualche giorno alla settimana, perché il resto del tempo lo trascorre alla guida di un autotreno, facendo la spola fra Veneto e Paesi Bassi, Belgio, Inghilterra, Germania. «È un lavoro duro - ammette - ma mi piace». Insieme alla pesca, il camion è la sua passione. Tanto che sul suo profilo Facebook campeggia l'immagine che meglio lo descrive: lui, in piedi, il petto gonfio d'orgoglio, davanti alla mole imponente del suo camion frigorifero.

«Mi era capitato altre volte di imbattermi in incidenti, ma situazioni così drammatiche non le avevo mai vissute. A ogni modo non chiamatemi eroe, non lo sono, sono solo un camionista che passava di lì». La piccola Jihan ieri era ancora sotto sedativi. Le sue condizioni sono stabili, ma restano gravissime. La speranza è che presto possa aprire gli occhi, e dire lei stessa, un giorno, il suo «grazie» a quel camionista di passaggio.

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