Il Vescovo alla Pasqua dei detenuti

La Pasqua come segno di speranza e di vita migliore per tutti gli uomini. Con questo auspicio i detenuti del carcere di Bergamo hanno accolto la visita del vescovo Amadei. Un incontro - quello fra i detenuti e mons. Amadei - che non è mai venuto meno nel periodo Pasquale come pure negli altri momenti forti dell’anno liturgico. E il grazie per questa assidura presenza è venuta dal direttore del carcere Antonino Porcino. La Chiesa di Bergamo ci è sempre stata vicina, ha detto Porcino, per il vescovo questo è forse il trentesimo incontro con i detenuti. La visita è iniziata come di consueto dalla sezione femminile dove nella cappella si è avuto l’incontro con le detenute. Successivamente il vescovo si è recato nelle altre sezioni, compreso quella cosiddetta di Alta Sicurezza, prima di presiedere la santa messa nella chiesa del carcere. La liturgia è stata concelebrata dai cappellani don Virgilio Balducchi e don Fausto Resmini che da parecchi anni sono impegnati in prima fila nell’assistenza ai detenuti.

Nel corso dell’omelia mons. Amadei ha voluto ricordare il significato della Croce ma nel contempo ha parlato dei giorni della Passione, dell’ultima cena, del tradimento di Giuda che tuttavia Gesù chiama grande amico. Questa speranza di riconciliazione con se stessi e con gli altri è stata dunque il leit motiv della visita. E pure i detenuti nel loro messaggio al vescovo hanno ribadito che «gli uomini, nella misura in cui sono peccatori, sono solidali con chi ha condannato ed ucciso Gesù, ma possono convertirsi e diventare giusti perchè l’amore di Dio e di Cristo è più forte di ogni peccato».

(22/03/2005)

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