Inchiesta sulla strage del treno a Pioltello
«Ruggine recente» sui binari sequestrati

Pioggia copiosa sulle prove del disastro ferroviario di Pioltello, che il 25 gennaio scorso causò la morte di tre donne e il ferimento di altri 46 viaggiatori, con il rischio che il materiale d’inchiesta sia irreparabilmente danneggiato.

Nell’incidente sono morte tre donne, di cui due bergamasche: Pierangela Tadini, 51enne originaria di Caravaggio ma residente a Vanzago (Milano), e Ida Maddalena Milanesi, 61 anni anche lei originaria di Caravaggio.La terza vittima è Giuseppina Pirri, 39 anni, di Cernusco sul Naviglio. Giovedì scorso - spiega il Tg3 - i consulenti della Procura di Milano, insieme ai pm, sono entrati nel capannone Rfi dello scalo Greco dove sono conservati i tratti di binario sequestrati dopo l’incidente. I binari, coperti da un telo di plastica nero, presentavano già pesanti accumuli di acqua, poi ha ricominciato a piovere davanti agli occhi increduli degli inquirenti, che a qual punto hanno controllato il materiale sotto i teli. Secondo un consulente della Procura alcuni tratti presentavano «evidenti segni di ossidazione recente», ovvero ruggine. Un video mostrato in esclusiva dal Tg3 testimonia la scena.

La Procura sta cercando un nuovo luogo in cui stoccare il materiale sequestrato ma l’operazione potrebbe richiedere diverse migliaia di euro. La risposta di Rfi non si fa attendere: la società conferma che non è potuta entrare nel deposito dove sono stati stoccati i binari e tutti i reperti del deragliamento avvenuto a Pioltello lo scorso 25 gennaio.

L’azienda lo ha sottolineato in un comunicato dopo la notizia che il materiale si sarebbe danneggiato con la pioggia. «Il Gestore dell’infrastruttura - spiega la nota - aveva segnalato in più occasioni la necessità degli esami e delle analisi sia da parte dei consulenti della Procura che dei propri, al fine di scongiurare ogni possibile deperimento dei materiali. Ma gli inquirenti, sentiti i propri consulenti, hanno escluso ogni pericolo di deterioramento dei reperti e rigettato le istanze volte ai dovuti accertamenti».

Rfi ha spiegato «di non aver avuto la possibilità di accedere al sito di conservazione fin dal giorno del trasferimento, per disposizione dell’Autorità Giudiziaria, e di non aver quindi potuto verificare lo stato di conservazione né del capannone né dei pezzi di infrastruttura messi sotto sequestro. Neanche durante la visita di giovedì 12 aprile, le cui immagini sono invece state diffuse ai media».

«Rfi - prosegue la nota - ha condiviso con l’Autorità Giudiziaria le modalità di preparazione del sito e ha realizzato gli interventi richiesti. Gli inquirenti, valutata l’idoneità, hanno dato parere positivo al trasferimento dei materiali».

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