La «spintarella »per un lavoro?
Un giovane su due direbbe di sì

I dati, nemmeno tanto sorprendenti, del progetto #NonCiFermaNessuno tra gli studenti universitari

Oltre il 43% degli studenti universitari si farebbe raccomandare per ottenere un lavoro. La maggior parte (57 %) ritiene che le «spintarelle» servano più nel settore pubblico che nel privato e siano utili nei concorsi. I giovani intervistati sono piuttosto fiduciosi dell’utilità dei loro percorsi formativi e per lavorare sarebbero disposti a trasferirsi all’estero. Il 76,7% sogna un contratto a tempo indeterminato. È quanto emerge da un’indagine promossa dal progetto #NonCiFermaNessuno e condotta dal Centro di Ricerca e Servizi Impresapiens della Sapienza Università di Roma in collaborazione con lo staff di Campus Mentis su un campione di 2098 studenti universitari intervistati tramite questionari somministrati in forma anonima.

Tra gli intervistati prevalgono le studentesse (59,2%), i ragazzi tra i 20 e 23 anni, provenienti dai licei (67,1%) e gli iscritti, in corso e fuori sede, a corsi triennali di Economia, Lettere e Scienze sociali e psicologiche. I risultati della ricerca sono stati diffusi in un incontro intitolato «Giovani, futuro e lavoro» alla Sapienza di Roma. «La ricerca nasce con l’obiettivo di orientare gli studenti e dar loro la parola – spiega Paola Panarese, che ha coordinato la ricerca – I giovani intervistati sono consapevoli della necessità di adattarsi a un contesto lavorativo complesso. La predisposizione alla flessibilità si accompagna, però, al desiderio di stabilità».

La maggior parte degli studenti non lavora, ma di questi oltre la metà vorrebbe farlo (il 62,7 %). Chi lavora è soprattutto part-time e precario (il 26,6 % è in stage) e svolge lavori non del tutto coerenti con l’ambito di studio, né ben pagati. Gli intervistati vorrebbero in gran parte proseguire gli studi. Ma i dati non sono solo negativi. Sono soprattutto i più giovani (18-19 anni) a considerare competitive le competenze acquisite all’Università. Al crescere dell’età aumentano la percezione di minore competitività. Tra gli intervistati prevalgono gli studenti soddisfatti, che percepiscono il valore della formazione universitaria in termini di competenze e interessati alla formazione in sé e alla formazione per il lavoro. Attribuiscono maggior valore alle conoscenze informatiche che alla conoscenza dell’inglese. In pochi hanno studiato all’estero (13,1 %).

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