L’Eco arriva sul letto dei malati
Distribuzione gratis in ospedale

La generosità e l’impegno de L’Eco di Bergamo per affiancare e aiutare le persone che vivono situazioni di disagio hanno radici profonde.

Fin dalla sua nascita, nel 1880, il suo fondatore Niccolò Rezzara, intuì che il giornale non doveva avere solo l’obiettivo di informare ma dovesse essere lo strumento per stimolare a una partecipazione attiva alla vita della comunità locale.

Una partecipazione che negli anni si è concretizzata in tantissime iniziative: mercoledì 26 novembre prende l’avvio l’ultima, in ordine di tempo (che già aveva avuto un’esperienza simile alcuni anni fa) grazie alla collaborazione tra L’Eco di Bergamo, la From, Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore e la Fondazione Comunità Bergamasca: la distribuzione gratuita, ogni giorno dell’anno, di 600 copie de L’Eco di Bergamo ai degenti dell’ospedale Papa Giovanni XXIII (sarà il gestore dell’edicola interna all’ospedale a portare nei reparti le copie omaggio). E l’iniziativa parte lo stesso giorno in cui, con una serata speciale che si aprirà alle 21, al Teatro Sociale in Città Alta, la From si presenta alla comunità bergamasca, con tutti i suoi programmi di ricerca per migliorare e innovare l’assistenza dei malati.

Da un lato la From, quindi ,che «spiega » alla sua gente come, attraverso il legame tra il territorio e la sua solidarietà e l’ospedale, si punti a progetti per migliorare la cura, dall’altro l’iniziativa che da oggi porterà direttamente al letto dei malati il «loro» giornale. Non a caso il «cuore bergamasco» che campeggia nel logo del quotidiano nelle campagne istituzionali ricorda che il giornale è uno strumento prezioso per intervenire nella vita della comunità.

«La collaborazione con la From e con la Fondazione per la Comunità Bergamasca che con noi contribuiscono a sostenere le spese di questa distribuzione - dice Massimo Cincera, amministratore delegato de L’Eco di Bergamo - è per noi importantissima. Grazie a questa collaborazione coloro che vivono momenti di fragilità per la malattia propria o dei propri cari, possono godere della piacevole compagnia del quotidiano e soprattutto sentono che queste tre grandi istituzioni, insieme agli uomini che in esse lavorano, manifestano la propria solidarietà e un utile incoraggiamento».

Nel corso degli anni, sin dalla sua fondazione, le iniziative di sostegno a chi ha più bisogno promosse da L’Eco di Bergamo sono state numerose: solo per citarne alcune, dalla raccolta di aiuti per gli alluvionati della Val di Scalve dopo il disastro del Gleno nel 1923 alla raccolta fondi del 1963 per le vittime del disastro del Vajont. E poi la sottoscrizione indetta nel 1976 a favore dei terremotati del Friuli che permise di raccogliere in poche settimane più di 580 milioni per realizzare, come per il Belice, interventi concreti e rapidi. E merita una citazione particolare anche la capannina di Natale che tutti gli anni, dal 1951, viene allestita sul Sentierone per raccogliere offerte per i bambini più soli.

«Il giornale ai malati è una iniziativa che ci ha entusiasmato e che sosteniamo con convinzione perché unisce l’ospedale, che è sentito come “proprio” da tutti i bergamaschi, al territorio, rappresentato, nella sua vita quotidiana, dal giornale - sottolinea Carlo Vimercati, presidente della Fondazione Comunità Bergamasca - . È importante che i degenti non si sentano isolati, ma sempre legati, attraverso il giornale, alla loro comunità».

Un’iniziativa che sancisce anche un legame tra la gente e il suo ospedale che è una caratteristica tutta bergamasca e che non ha eguali in altre città, evidenzia Carlo Nicora, direttore generale del Papa Giovanni e presidente From: «Grazie alle due fondazioni, a loro volta palese espressione della solidarietà tipica di questo territorio, si mette in atto una ulteriore attenzione verso le persone che soffrono e che hanno bisogno di sostegno, come i malati in ospedale. È l’ennesimo segno di quanto sia stretto il legame tra la gente bergamasca, il suo giornale e il suo ospedale, e di quanto il territorio, attraverso associazioni e Fondazioni, sappia mantenere vivo questo legame».

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