L'inchiesta sugli ultrà nerazzurri
Belotti: ma io facevo il mediatore

Il pm Pugliese ha chiuso l'inchiesta per associazione a delinquere che nel febbraio 2011 aveva investito gli ultrà della Nord e si appresta a chiedere il processo per 147 persone, di cui 6 accusate di associazione per delinquere finalizzata a compiere atti di guerriglia.

Il pm Carmen Pugliese ha chiuso l'inchiesta per associazione a delinquere che nel febbraio del 2011 aveva investito gli ultrà della Curva Nord e si appresta a chiedere il processo per 147 persone, sei delle quali accusate di associazione per delinquere «finalizzata a compiere atti di guerriglia» (accusa che il gip aveva bocciato al momento di emettere le misure cautelari).

Tra queste c'è il leader di curva Claudio «Bocia» Galimberti, che all'epoca aveva ricevuto il divieto di dimora a Bergamo. Tra gli indagati figurano anche l'ex assessore regionale leghista Daniele Belotti, a cui è contestato il concorso esterno nell'associazione (per l'accusa era il consigliere di Galimberti).

La difesa di Daniele Belotti
- «Sono contento che si sia chiusa l'indagine: così potrò chiarire la mia posizione con il magistrato, in un interrogatorio che il mio avvocato ha già richiesto».  Parole dell'ex assessore regionale e attuale consigliere comunale Daniele Belotti (Lega), storico tifoso nerazzurro, che pur non avendo mai preso parte a scontri da stadio, nell'inchiesta del pm Carmen Pugliese è indagato per concorso esterno in associazione per delinquere.

Belotti, gli inquirenti negli atti la definiscono «consigliere personale del Bocia», «ideologo della tifoseria», «referente politico degli ultrà». È così?
«Vado in curva da quando avevo 7 anni. Da bambino vendevo i giornalini, da ragazzo organizzavo le trasferte, a 30 anni ho scritto un libro sulla storia della tifoseria. Assunto un ruolo politico, ho fatto da tramite fra tifosi e istituzioni, in particolare la questura, spesso proprio su esplicita richiesta dei questori, quando si trattava di mediare. Io consigliere del "Bocia"? Piuttosto direi che ho fatto il pompiere: quando minacciavano disordini, consigliavo di preferire i volantini».

Le viene contestato proprio di essere l'ideatore di due volantini per conto della Curva, contro l'allora questore Matteo Turillo.
«Chiarirò questi aspetti con il magistrato. In carriera ho visto volantini firmati da esponenti politici contro le istituzioni ben più pesanti di quelli, e nessuno è stato mai indagato. Ad ogni modo, le critiche dovrebbero essere legittime, no?»

Il ruolo di Claudio Galimberti - Claudio «Bocia» Galimberti gode - parole del pm Carmen Pugliese - di «un fascino nascosto» capace di attrarre anche al di fuori della Curva Nord di cui è leader. L'informativa della Mobile bolla come «eccessiva» la vicinanza tra lui e tecnici e calciatori che, «se entrano a far parte della società o della squadra, sembra debbano necessariamente mantenere contatti con il leader ultrà».

I 30 e passa precedenti penali che infiocchettano la sua fedina, non gli sembrano pesare. Parlamenta con politici, ha confidenza con dirigenti nerazzurri, nella primavera del 2010 cerca di allestire addirittura una trattativa per il passaggio di mano della società.

Ma il vero obiettivo per il leader di curva, secondo le informative della Mobile, «è quello di cercare delle personalità che, sposando la filosofia ultrà, facciano fronte comune contro l'operato del questore (all'epoca Matteo Turillo, che stava usando il pugno di ferro, ndr)».

Le difese - «L'accusa di associazione per delinquere? Una forzatura», dicono gli avvocati che assistono i principali indagati nell'inchiesta del pm Carmen Pugliese sul tifo violento. «Dobbiamo ancora studiare a fondo il fascicolo – ha spiegato ieri l'avvocato Andrea Pezzotta, legale di Claudio "Bocia" Galimberti – ma riteniamo infondata l'accusa di associazione per delinquere. Valuteremo se chiedere al pm un interrogatorio». Dello stesso tenore la dichiarazione dell'altro difensore di Galimberti, l'avocato Enrico Pelillo: «Rimango dubbioso sull'ipotesi del reato associativo: già il gip la ritenne insussistente rigettando parzialmente le richieste del pm». «Faremo leva proprio sull'insussistenza degli elementi che configurano un'associazione per delinquere – ha detto l'avvocato Federico Riva, che assiste la maggior parte degli indagati bergamaschi – poi deciderà il giudice».

Leggi le tre pagine dedicate al tema pubblicate su L'Eco in edicola giovedì 15 novembre




© RIPRODUZIONE RISERVATA