Nuovo governo, adesso cosa succede?
Consultazioni e non solo: tutte le tappe

La nuova legislatura si è aperta con l’elezione dei nuovi presidenti di Camera e Senato. Sono Roberto Fico del Movimento 5 Stelle e Elisabetta Casellati di Forza Italia. Ora iniziano le tappe per la formazione del nuovo governo: una strada che dopo l’accordo di venerdì non è più così in salita.

Dopo l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato il primo passaggio istituzionale sono state le dimissioni dell’ormai ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che è salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Poi, come da prassi istituzionale, ha informato i presidenti di Camera e Senato del naturale passo indietro. Nei prossimi giorni il governo resterà in carica solo per la gestione degli affari correnti e delle scadenze improrogabili. Entro lunedì 26 marzo verranno formati i gruppi parlamentari: ogni eletto comunica ufficialmente di quale gruppo intende far parte.

Può sembrare un passaggio scontato, in realtà è fondamentale per capire i numeri dell’eventuale futura maggioranza. Alcuni eletti del Movimento 5 Stelle coinvolti nel caso rimborsi, ad esempio, hanno annunciato l’iscrizione a quello che viene definito gruppo «misto», che raccoglie i parlamentari fuoriusciti dal partito con il quale si sono presentati alle elezioni. Martedì 27 marzo alle 15.30 e alle 16 si terranno le elezioni di presidenti, vicepresidenti e comitati direttivi dei gruppi parlamentari di Camera e Senato: qui la battaglia è interna ai partiti, con le varie correnti pronte a far valere il peso interno.

La seconda seduta della nuova legislatura è fissata mercoledì 28 marzo alle 15 per eleggere l’ufficio di presidenza di palazzo Madama, il Senato. È composto da quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari. Lo stesso avverrà per la Camera giovedì 29 marzo alle 11. Completati tutti i passaggi istituzionali per la formazione degli organismi delle Camere, il presidente della Repubblica può iniziare le consultazioni. Cosa sono? Si tratta di un passaggio essenziale per la formazione del governo. «Il presidente della Repubblica – si legge nell’articolo 92 della Costituzione italiana - nomina il presidente del consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri».

La decisione è quindi nelle mani di Mattarella: come sempre, l’incarico sarà affidato al leader politico che può contare sulla maggioranza delle Camere da cui dovrà ottenere la fiducia. La prima chiamata al Colle è per i nuovi presidenti di Camera e Senato, poi vengono gli ex presidenti della Repubblica, quindi Giorgio Napolitano. I veri protagonisti delle consultazioni però sono le delegazioni dei gruppi parlamentari, a volte accompagnati dal leader del partito. I “sondaggi” tra le forze in campo solitamente durano almeno due giorni e se non viene trovata una maggioranza si può procedere a un secondo giro di consultazioni. Solo quando i numeri saranno piuttosto certi, Mattarella potrà dare l’incarico a un aspirante premier.

Il politico indicato può accettare subito oppure dare un ok «con riserva», prendersi qualche giorno per verificare di avere una maggioranza solida. Dopo avere accettato l’incarico il nuovo presidente del Consiglio stila la lista del ministri, a sua volta presentata al Capo dello Stato. Trovata la quadra, Mattarella nominerà i nuovi ministri. Dopo il giuramento nel salone delle feste del Quirinale, tocca alla cerimonia della campanella. È il simbolo del passaggio di consegne tra il premier uscente e quello nuovo.

Il neo presidente del Consiglio dovrà poi presentarsi alle Camere, dove terrà un discorso programmatico prima di chiedere il voto di fiducia. Una volta avuto il via libera da onorevoli e senatori, il governo può iniziare ufficialmente il suo lavoro.

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