Ogni anno 100 miliardi dal Nord a Roma
I bergamaschi cedono 5.500 euro a testa

Le Regioni a statuto ordinario del Nord danno oltre 100 miliardi di euro all’anno come contributo di solidarietà al resto del Paese, in base ai dettami del Patto di Stabilità. Ecco i dati della Cgia di Mestre sul residuo fiscale.

La Lombardia, registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi, che in valore procapite è pari a 5.511 euro. Questo vuol dire che ogni cittadino lombardo (neonati e ultracentenari compresi, ricorda la Cgia) dà in solidarietà al resto del Paese oltre 5.500 euro l’anno. Il Veneto, invece, presenta un saldo positivo pari a 18,2 miliardi (3.733 euro a testa). L’Emilia Romagna, con un residuo di 17,8 miliardi, devolve ben 4.076 euro per ciascun abitante. In Piemonte, che nel rapporto dare/avere elargisce agli altri territori 10,5 miliardi, il residuo fiscale medio per abitante è di 2.418 euro. La Liguria, infine, dà al resto del Paese 1 miliardo di euro, pari a 701 euro per ogni cittadino.

Nonostante sia più contenuto rispetto al dato riferito alle realtà del profondo Nord, anche il residuo fiscale di tutte le Regioni del Centro è sempre positivo. La Toscana ha un saldo di 8,3 miliardi, il Lazio di 7,3, le Marche di 2,5 e l’Umbria di 1,1. Se, invece, osserviamo i risultati delle Regioni meridionali, la situazione cambia di segno per tutte. La Sicilia ha il peggior saldo tra tutte le 20 Regioni d’Italia: in termini assoluti è pari a -8,9 miliardi di euro, che si traduce in un dato procapite pari a 1.782 euro.

In Calabria, invece, il residuo è pari a -4,7 miliardi di euro (-2.408 euro procapite), in Sardegna a -4,2 miliardi (-2.566 euro ogni residente), in Campania a -4,1 miliardi (-714 euro per ciascun abitante) e in Puglia a -3,4 miliardi di euro (-861 euro procapite). «Voglio sgombrare il campo da qualsiasi fraintendimento - osserva Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia - noi siamo d’accordo che le Regioni più ricche debbano aiutare quelle più in difficoltà. Il principio della solidarietà non è in discussione, ci mancherebbe. Tuttavia - prosegue -, c’è un grosso problema.

Se, come ha fatto nell’ultimo decennio, lo Stato centrale continuerà nella politica dei tagli lineari, facendo mancare risorse e costringendo le Autonomie locali ad aumentare le tasse, anche al Nord la qualità delle infrastrutture, della sanità, del trasporto pubblico locale e della scuola potrebbe venir meno , alimentando la rabbia e la disaffezione nei confronti della politica nazionale». Per Bortolussi «la questione settentrionale, purtroppo, non si è dissolta: soprattutto a Nordest cova ancora sotto la cenere. Per questo è necessario riprendere in mano la riforma del federalismo fiscale è portarla a termine, premiando i territori più virtuosi e penalizzando chi, invece, gestisce in maniera scriteriata la cosa pubblica».

I dati, sottolinea la Cgia, sono riferiti al 2012 (ultimo anno in cui è possibile confrontare le entrate e le spese di ciascuna Regione). Tuttavia, se si ricostruisce l’andamento registrato negli ultimi 4/5 anni, la situazione, rimane molto stabile per la gran parte delle Regioni: pertanto, è verosimile ritenere che non vi siano state delle significative variazioni anche negli anni successivi al 2012.

«I dati sul residuo fiscale, per cui la Lombardia ha un residuo fiscale annuo di 53,9 miliardi, pubblicati dalla Cgia di Mestre sono dati noti da tempo ma fanno sempre impressione, perché il residuo fiscale è un saldo e, numeri alla mano, si vede come le Regioni del Nord tengono in piedi tutto il Paese». Lo ha spiegato l’assessore all’Economia, Crescita e Semplificazione della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, commentando i dati diffusi dall’ufficio studi della Cgia di Mestre da cui risulta, attraverso il calcolo del residuo fiscale di ogni Regione italiana, che le Regioni a statuto ordinario del Nord versano oltre 100 miliardi di euro all’anno di solidarietà al resto del Paese.

«Guardando questi dati - ha proseguito Garavaglia - leggiamo che la Lombardia registra un residuo fiscale annuo positivo pari a 53,9 miliardi di euro. Una cifra impressionante che deve far riflettere tutti. Oltre la metà di quei 100 miliardi con cui le Regioni del Nord, come detto, mantengono tutto il Paese. E questo succede per tre motivi: il primo perché in queste Regioni si pagano più tasse che nelle altre, ed evidentemente anche perché l’evasione fiscale è inferiore; del resto, proprio la stessa Cgia di Mestre, la settimana scorsa, aveva pubblicato un analogo studio in cui definiva i cittadini lombardi i contribuenti più tartassati in Italia perché ogni cittadino lombardo corrisponde all’Erario e ai vari livelli di governo locali mediamente 11.386 euro contro una media nazionale di 8.824 e contro 6.041 euro pro capite dei cittadini campani, i 5.918 euro pro capite dei cittadini calabresi e i 5.598 euro pro capite dei cittadini siciliani; il secondo, perché qui lo Stato spende meno: anche qui recenti dati sulla spesa statale regionalizzata, cioè quanto lo Stato spende per i propri servizi (scuola, sicurezza, giustizia) in ogni Regione, dicono che se in tutta Italia si spendesse come in Lombardia lo Stato risparmierebbe 60 miliardi di euro l’anno; il terzo motivo è che se, bene o male, il Pil ancora regge e l’Italia non è fallita è grazie all’export prodotto soprattutto dalle regioni del Nord».

«Questa analisi è incontrovertibile. Quindi che fare? A livello nazionale - ha sottolineato Garavaglia - sarebbe intelligente lasciar libere di correre le Regioni del Nord perché questo sarebbe un moltiplicatore di sviluppo. Mentre a livello delle singole Regioni, e in particolare in Lombardia, questi dati dimostrano la necessità di una risposta politica che vede nel referendum la legittimazione popolare della richiesta di maggiore autonomia, peraltro unica risposta alla necessità di sistemare i conti del Paese intero. E infatti questa fase di centralizzazione spinta a cui invece stiamo assistendo va vista proprio come il sintomo dell’estrema debolezza dello Stato centrale, che ormai privo di risorse rastrella ovunque per tentare di risolvere inutilmente i propri problemi».

«Ma davvero qualcuno è così pazzo, dal Trentino alla Sicilia, da pensare che lo Stato possa gestire meglio le risorse dei territori, delle famiglie e delle imprese? Siccome ovviamente la risposta è no, qui in Lombardia, con il presidente Roberto Maroni, dobbiamo - ha concluso Garavaglia - semplicemente insistere sulla risposta politica attraverso la via referendaria, tutto qui».

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