Più sicurezza nelle abitazioni:
tetto e impianti elettrici a rischio

La casa? Un campo minato. La colpa? Di proprietari e inquilini. Parola di Appe–Confedilizia Bergamo. E’ quanto emerge da un’indagine dell’associazione provinciale della proprietà edilizia sulle norme di sicurezza per le abitazioni. L'inchiesta su “Case & Terreni” in edicola con L’Eco di Bergamo da venerdì 17 aprile.

La casa? Un campo minato. La colpa? Di proprietari e inquilini. Parola di Appe –Confedilizia Bergamo. E’ quanto emerge da un’indagine dell’associazione provinciale della proprietà edilizia, che mette in guardia chiunque possegga un’abitazione, ma anche chi la abita ad esempio in affitto dai rischi derivanti dall’inosservanza di una serie di norme, relative ad esempio all’impiantistica elettrica, alla combustione e al tetto. Spesso si ignora fatto che chi vive in un’abitazione non a norma è costretto a pagare le dirette conseguenze nel caso si verificasse un infortunio, l’assicurazione insomma non risponderebbe.

Secondo l’indagine proprio l’accesso al tetto è il luogo meno sicuro delle abitazioni dei bergamaschi, che in centro città solo nel 22 per cento dei casi (prendendo in esame le parti comuni) sembrano rispettare le normative sulla sicurezza. La percentuale sale se si passa al semicentro cittadino, dove si avrebbe un accesso al tetto a norma solo nel 38 per cento dei fabbricati, nei Comuni limitrofi a Bergamo (24 per cento) e infine nei paesi lontani dalla città dove la percentuale tocca il 21 per cento. Per quanto riguarda l’installazione delle “linee vita” le percentuali si abbassano ulteriormente. Nel centro cittadino solo il 20 per cento dei fabbricati sarebbe a norma. Gravi carenze in materia di sicurezza, però, si registrano anche ai piani più bassi: è il caso degli impianti elettrici, spesso tra i nemici più infimi tra le mura di casa.

Le percentuali molto elevate contenute nell’indagine e relative alla sicurezza dell’impianto elettrico (si oscilla tra il 95 per cento di fabbricati a norma del semicentro cittadino al 98 per cento del centro città e dei Comuni non limitrofi al capoluogo) vanno invece prese con le pinze. Rimane ancora molto da fare anche in materia di combustione e cioè per quanto concerne quel settore che comprende impianti di riscaldamento, fornelli da cucina e caldaie, che andrebbero revisionate dal manutentore ogni due anni.

La ricerca condotta per la prima volta da Appe – Confedilizia Bergamo è pubblicata all’interno di “Case & Terreni”, il volume che illustra la situazione immobiliare orobica, in edicola con L’Eco di Bergamo a partire da venerdì 17 aprile. Il campione preso in esame per condurre l’indagine include 2.512 fabbricati, di cui il 70 per cento sono condomini di oltre dieci unità immobiliari e il restante 30 per cento villette mono e bifamiliari, villette a schiera, fabbricati fino a sei unità immobiliari per lo più situate al di fuori della città. Le zone su cui si è concentrata l’indagine sono il centro cittadino, il semicentro, i Comuni limitrofi al capoluogo e quelli non limitrofi (in particolare i fabbricati di alcuni Comuni della Bassa Bergamasca, dell’Isola, Dalmine, Zogno, San Pellegrino, Alzano Lombardo, Nembro, Albino, Trescore Balneario, Clusone, Sarnico, Foppolo e Selvino. I dati sono emersi per il 60 per cento da interviste ad amministratori di condominio, per il 38 per cento a proprietari privati e per il restante due per cento a tecnici di settore.

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