Primarie regionali del Pd
Cresce il voto di protesta

Sotto la pioggia e alla fine di una settimana di passione per il Pd. Non ci si poteva aspettare molto dalla chiamata alle urne di ieri per scegliere il segretario regionale democratico. Per la cronaca vince il renziano Alessandro Alfieri

Sotto la pioggia e alla fine di una settimana di passione per il Pd. Non ci si poteva aspettare molto dalla chiamata alle urne di ieri per scegliere il segretario regionale democratico. Per la cronaca vince il renziano Alessandro Alfieri, ma senza quel plebiscito pronosticato solo qualche settimana fa.

L’appuntamento, che già di per sè aveva poco appeal, ne ha perso anche alla luce del terremoto Renzi. Partita in sordina l’affluenza ai tre seggi cittadini e agli altri 43 allestiti in provincia, non è andata meglio nel pomeriggio (per quelle sedi che sono rimaste aperte).

Il numero totale dei votanti nella Bergamasca si è chiuso a quota 1.711, record negativo per le primarie, tenendo conto che potevano esprimersi anche i non iscritti. Solo per dare un’idea (anche se i turni sono difficilmente paragonabili), e restringendo il campo ai soli tesserati, il 27 ottobre scorso per il segretario provinciale hanno votato 2.221 democratici, mentre a novembre erano stati in 1.827 per l’elezione di Matteo Renzi a leader nazionale (incoronato poi l’8 dicembre dalle primarie aperte, che nella Bergamasca richiamarono la bellezza di 35.598 elettori).

Ma il dato significativo, oltre a quello della partecipazione, è che il super favorito della vigilia - Alessandro Alfieri, supporter della prima ora del sindaco di Firenze, capogruppo in Regione, e reggente della segreteria lombarda post Maurizio Martina - non stravince. In provincia il distacco è tutt’altro che abissale: il risultato finale di Alfieri si attesta al 57,67% (977 voti), lasciando alle spalle la civatiana Diana De Marchi col 42,32% (717). In città (210 elettori in tutto) il renziano strappa il 60% delle preferenze (118), e la consigliera provinciale di Milano il 40% (92).

Leggi di più su L’Eco di Bergamo di lunedì 17 febbraio

© RIPRODUZIONE RISERVATA