Provincia, maxi debito di 10 milioni
Abm, si tenta la mossa Uniacque

Nel 2009 i debiti ammontavano a 37,8 milioni di euro (cui vanno aggiunte fidejussioni per altri 22 milioni), a fronte invece di voci positive (crediti e liquidità) per 17,2 milioni. Insomma, il possibile «rosso» di Abm oscillava tra i 20 e i 40 milioni di euro.

Cinque anni dopo, si può almeno dire che la situazione sia un po’ migliorata: la galassia della holding provinciale è stata nettamente sfoltita, passando da 10 (nel 2004) a 3 società. E il debito è stato ridotto: oggi si aggira sui 10 milioni, di cui 4,1 milioni di contributi da restituire al Ministero per l’operazione Vocem (per la costruzione, mai effettuata, di una centrale a biomasse nel Beneventano).

Ma la vicenda resta delicatissima. Per la Provincia in gioco non ci sarebbe solo il milione di euro di crediti che vanta verso Abm, ma tutto l’ammontare del «buco»: nel caso in cui la società venisse dichiarata dal tribunale non fallibile (la possibilità ci sarebbe, dicono da Via Tasso: sul tema la giurisprudenza è contrastante) i suoi debiti ricadrebbero sull’ente. Che certo non ha bisogno di altri rompicapi finanziari.

Della questione si ragiona da tempo (già dall’amministrazione Pirovano, che aveva avviato un deciso sfoltimento delle partecipate) e ieri si è tenuto un Consiglio provinciale informativo, a porte chiuse, per fare il punto della situazione. L’orientamento emerso (che verrà discusso in aula giovedì prossimo, ma sembrerebbe in linea di massima condiviso) è di chiedere a Uniacque di «assorbire» il ramo d’azienda idrico di Abm. Portandosi così in casa l’acquedotto della pianura, che secondo una perizia avrebbe un valore di circa 41 milioni di euro. Una mossa che andrebbe nella direzione, più volte auspicata anche in passato, di «patrimonializzare» Uniacque, per facilitare investimenti e accesso al credito.

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