Safari di caccia, trofei in vendita sul web
Blitz della Forestale: scatta il sequestro

Il Corpo forestale dello Stato sequestra trofei di caccia provenienti da safari africani e messi in vendita su siti di annunci online. Gnu, bufali, antilopi ed un raro felino africano tra gli esemplari . Denunciato e sanzionato il proprietario.

Sedici trofei di caccia grossa sequestrati dal Corpo forestale dello Stato. Esemplari di gnu, bufalo, antilopi, orici, impala ed un raro esemplare di felino africano, il caracal, detenuti senza documentazione, erano posti in vendita tramite annunci su piattaforme online come Kijiji (servizi ovviamente estranei ai fatti contestati). L’operazione è il risultato del monitoraggio del web da parte dei forestali del Nucleo Investigativo di Milano (Nipaf) finalizzato proprio ad intercettare traffici illeciti di specie protette sulla rete.

I trofei comparivano con tanto di foto, prezzo e storia della battuta di caccia grossa che aveva portato all’abbattimento dell’animale. Insospettiti dai numerosi annunci riconducibili al medesimo nominativo, i forestali hanno avviato gli accertamenti interessando anche la Procura di Pavia in considerazione della presenza tra i vari trofei imbalsamati di un raro esemplare di lince caracal, specie protetta dalla normativa Cites (Convenzione internazionale di Washington a tutela e regolamentazione del commercio di animali e piante in via di estinzione).

Raccolti gli opportuni elementi investigativi la Procura di Pavia ha disposto la perquisizione dei domicili dell’indagato - che risiede nella zona - dove sono stati rinvenuti e sequestrati numerosi trofei, tutti appartenenti a specie africane oggetto di safari di caccia. In evidenza sui trofei anche il bossolo del proiettile utilizzato per l’uccisione. Il proprietario, spiega la Forestale in un comunicato stampa diffuso il 12 maggio, non ha saputo produrre alcuna documentazione sulla legale detenzione dei reperti di tassidermia (così viene definita la tecnica di preparazione e conservazione dei corpi degli animali).

Il reato contestato prevede pesanti sanzioni oltre alla confisca dei trofei. Oltre alla violazione penale, è stata contestata anche la violazione amministrativa delle norme regionali sulla caccia e sulla tassidermia che prevedono l’obbligo di totale tracciabilità degli esemplari imbalsamati a partire dal tassidermista che ha lavorato l’esemplare e la legittima provenienza dello stesso. I reperti più pregiati avrebbero fruttato singolarmente tra i mille euro e i duemila euro.

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