Sanità: il «Papa Giovanni» è un esempio
Per studiarlo arriva il ministro ugandese

L’Uganda vuole costruire un ospedale con standard elevati. Per questo ha inviato a Bergamo il suo ministro della Sanità, Elioda Tumwesigye.

Il ministro è stato accolto all’ospedale Papa Giovanni. «La Lombardia ha una innata propensione alla generosità e una lunga tradizione di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. Per questo - ha detto il vice presidente e assessore alla Salute della Regione Lombardia Mario Mantovani - siamo molto lieti di accogliere la delegazione dell’Uganda». C’era anche il direttore generale Carlo Nicora, accompagnato dai direttori sanitario e amministrativo e da clinici e dirigenti.

«Ci troviamo - ha aggiunto Mantovani - in uno degli ospedali più belli, più moderni da un punto di vista tecnologico e con una professionalità medica tra le più elevate in Italia e in Europa».

L’Uganda ha in programma la realizzazione di un ospedale da 250 posti letto nella capitale Kampala, organizzato secondo gli standard di qualità europei e dotato di alte tecnologie. La delegazione africana è dunque particolarmente interessata a conoscere una realtà come il nuovo ospedale di Bergamo, vista l’esperienza maturata dai professionisti del Papa Giovanni XXIII.

Il ministro Elioda Tumwesigye si è detto interessato «a trasferire nella progettazione e nell’organizzazione della struttura il know how della clinica e della tecnologia vista a Bergamo». Non solo: è allo studio, in attesa dell’apertura della nuova struttura, una forma di collaborazione attraverso la telemedicina e l’accoglienza di pazienti ugandesi.

«Questo è il primo passo per stabilire forti legami fra l’Uganda e la Lombardia - ha evidenziato il ministro, che si è detto - particolarmente colpito dall’impiego della tecnologia nella diagnosi e nella cura dei pazienti, dalla qualità dei professionisti e dalla moderna concezione della struttura».

Il vice presidente Mantovani ha poi sottolineato come Regione Lombardia sia «molto attiva» sulla cooperazione internazionale. Oltre 60 iniziative di gemellaggio sono state avviate, a partire dal 2004, tra strutture sanitarie lombarde e strutture analoghe in Paesi in via di sviluppo.

Solo nel 2014 l’ospedale di Bergamo ha donato 2.227 beni a varie associazioni nel mondo. «Spesso - ha spiegato ancora Mantovani - accogliamo giovani pazienti che curiamo nei nostri ospedali. Gli ultimi sono arrivati dall’Ucraina e altri sono in arrivo dalla Serbia. L’alta specialità delle nostre strutture è riconosciuta in molti Paesi europei e non solo».

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