Santa Lucia, ieri e oggi
Manca l’asinello, resta il sogno

Come era 40 anni fa, e come è adesso l’atmosfera di attesa e di sogno per Santa Lucia. A parlare anche questi scatti amarcord in bianco e nero.

«Cara Santa Lucia, ti voglio tanto bene». L’indirizzo è via del Paradiso, la destinazione il Cielo, ma se non sapessimo che la letterina ormai ingiallita e dalla carta retrò è datata 1984 potremmo credere benissimo che si tratta di una missiva del 2014, con richieste di doni che vanno dall’«Uomo Ragno con le pinne, per nuotare in acqua», alla «macchinina da Formula Uno». Regali contemporanei per questo Emanuele dalla calligrafia traballante e con tanto di penna riscrivibile: ora probabilmente si tratta di un papà alle prese con la letterina dei figli, tra videogiochi e macchine elettroniche, Violetta ed Elsa, Regina dei Ghiacci.

Cambiano i consumi, cambiano i gusti (ma non così tanto se non contiamo la tecnologia), ma non cambiano le tradizioni: a Bergamo, c’è quella di raggiungere la chiesa di Santa Lucia con i bambini, per consegnare i propri desideri racchiusi in una letterina di disegni e colori, resta una conferma. Una garanzia anche in questi tempi più difficili e duri. Per molti semplicemente una gioia, per altri quest’anno una sicurezza, un sogno a cui aggrapparsi, lieve e sottile, che fa bene al cuore.

Quei cuori sbilenchi disegni su un foglio bianco, l’ortografia zoppicante e i tanti adesivi multicolor scaldano le speranze e portano indietro nel tempo. Quando si aspettava Topo Gigio e la bambola di pezza e quando sul Sentierone la Santa la si incontrava, tutta velata.

E poi l’asinello con Babbo Natale, immancabile appuntamento fotografico per molti bambini a passeggio in quello che era il «Salotto di Bergamo». Resta ancora, fedele a se stessa e bellissima nella sua semplicità e unicità, la capannina de L’Eco di Bergamo. Un tempo non c’era la giostra con i cavalli, c’era quell’asinello lento e anzianotto che nella sua docilità faceva innamorare tutti. Quando hanno vietato la sua presenza, per la normativa sugli animali, molti bambini ne hanno sofferto, aspettandolo l’anno successivo.

Ma cambiano gli usi e le abitudini, cambiano i divertimenti, con i piccoli che prima restavano a bocca aperta davanti alla capanna dove la Santa velata lascia il posto alla Madonna e Giuseppe solo dopo il 13 dicembre: ora son tutti davanti a farsi il selfie con il cellulare di mamma e papà, anche se poi quel volto sorpreso, quel sorriso incantato e infreddolito, che spunta tra un cappello e una sciarpa, è lo stesso. Lo stesso di 40 anni fa.

Come quelle manine intirizzite aggrappate alla balaustra della capannina, gli occhi affascinati sulle bancarelle che arrivano sul Sentierone per Santa Lucia: dolci e giocattoli, abbigliamento e musica. Queste sono cambiate di poco: resta il solito profumo di zucchero filato e di frittella ma sono diversi i personaggi dei palloncini verso il cielo: prima c’era Topolino, ora i Minions di Cattivissimo Me. Non c’è più neppure la carrozza con Santa Lucia che gira per i borghi mentre i bambini si accalcano a chieder l’autografo. Resta però il sogno. Che resta saldo nei cuori. E ci rende felici.

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