Settanta sindaci contro Uniacque:
l’aumento retroattivo non serve

Sono pronti a dar battaglia i settanta sindaci che hanno dato vita al Comitato «Acqua bene comune». Un fronte trasversale, rimarcano con forza, «perché l’acqua non è di parte». Sul tavolo ci sono gli aumenti della tariffa Uniacque dal 1° gennaio 2014

Sono pronti a dar battaglia i settanta sindaci che hanno dato vita al Comitato «Acqua bene comune». Un fronte trasversale, rimarcano con forza, «perché l’acqua non è di parte».

Sul tavolo ci sono gli aumenti della tariffa Uniacque (da 0,95 euro al metro cubo a 1,077 dal 1° gennaio 2014 ma con effetto retroattivo) che ha avuto la scorsa settimana il via libera del Consiglio provinciale con il Piano economico-finanziario della società che gestisce il servizio idrico in 177 Comuni.

«Un’occasione mancata per dare un segnale» dicono. Ai consiglieri provinciali i sindaci avevano chiesto di non approvare il Piano e congelare il rincaro retroattivo previsto per il 2013. «Alla fine il Piano è passato con 12 voti favorevoli su 36». Numeri che hanno convinto ancora di più i sindaci «che la questione non è chiusa».

Il comitato non contesta i 65 milioni di investimenti che Uniacque dovrà fare per mettere a norma impianti e depuratori ed evitare così le multe milionarie dall’Unione Europea, ma anche per rimborsare Comuni e patrimoniali. «Gli investimenti devono essere fatti. Ma perché utilizzare un meccanismo che per reperire i 65 milioni necessari alla società per fare i lavori programmati ci costringe a pagare 40 milioni di tasse?».

Meccanismo che - sostiene ancora il comitato - fa leva solo sull’aumento delle tariffe. «Un rincaro del 28%, dagli attuali 0,95 al metro cubo d’acqua ai futuri 1,21». E che porta con sè «il pesantissimo effetto collaterale» del pagamento di 40 milioni di tasse all’Erario che andranno a pesare su cittadini e imprese. «In pratica in bolletta verranno chiesti 105 milioni in cinque anni: 65 li tratterrà Uniacque per gli investimenti, il resto finirà in imposte allo Stato».

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