Spaccata in pieno centro
Via i gioielli da Cornaro

Una spaccata in pieno giorno e in pieno centro. È accaduto attorno alle 13 di sabato 4 gennaio alla gioielleria Cornaro di via Camozzi, all’angolo con via Taramelli. Due banditi hanno applicato una specie di mazza su un piccone e hanno infranto la vetrina.

«Ero in ufficio, al piano rialzato. Ho sentito “bum-bum” e al primo momento non ho capito che cosa stesse accadendo. Poi, scendendo le scale, ho realizzato che stavano facendo una spaccata. Ho guardato fuori e ho visto due persone che, con delle mazze su cui era stata applicata una punta, stavano sfondando la vetrina. Ho immediatamente pigiato il bottone dell’allarme collegato alla questura e all’istituto Sorveglianza Italiana, poi ho azionato il dispositivo per far calare la saracinesca, ma quelli l’avevano bloccato con un cacciavite. Allora ho preso la chiave della vetrina, l’ho aperta dall’interno per cercare di allontanare i preziosi dal malvivente che aveva inserito il braccio nel foro appena praticato e che stava impossessandosi dei gioielli». È in quel momento che Renzo Cornaro, titolare dell’omonima e storica gioielleria («Il 9 marzo festeggiamo il 50° di attività») all’angolo tra via Camozzi e via Taramelli, s’è trovato faccia a faccia coi malviventi, «alti, robusti, fra i 35 e i 40 anni, con giacconi e berrette». «Non ci ho pensato che potevano avere una pistola e spararmi attraverso il buco, pensavo a salvare la merce. Alla fine mi hanno rubato, credo, una decina di anelli con brillanti. L’inventario e la denuncia non li abbiamo ancora compilati - diceva nella prima serata di sabato 4 gennaio -. Penso che saremo sugli 80, 100 mila euro di bottino».

È così, da assediati, che si vive a volte in pieno centro città. Perché a quell’ora - le 12,55 di sabato 5 gennaio, primo giorno di saldi - il signor Cornaro avrebbe avuto il sacrosanto diritto di starsene a tavola e invece, nonostante avesse chiuso per la pausa pranzo, restava a presidiare il suo negozio. «Rimane sempre qualcuno, anche se chiudiamo fra le 12,30 e le 15 - confida il gioielliere -, perché non ci fidiamo. Anche se abbassiamo la saracinesca:i ladri potrebbero forzarla. La sera ritiriamo tutta la merce esposta e la mettiamo in cassaforte. Una spaccata l’avevamo già subita sei anni fa: i malviventi, piccoletti, sfondarono la vetrina che dà su via Taramelli. Sempre durante la pausa pranzo del sabato, perché in questa fascia oraria del weekend, essendo chiusi gli uffici, qui in centro non c’è in giro nessuno».

Stavolta i malviventi hanno scelto la vetrina accanto all’ingresso. Sono arrivati con un trolley rosa nel quale nascondevano le mazze. «Io ne ho notato uno, quello che trascinava il trolley, 5 minuti prima del colpo - racconta un dipendente del Caffè Falconi -. Ero uscito a consegnare le ordinazioni in un negozio. Lui era alla fermata del bus (quella davanti al pub Velvet, ndr) e mi ha colpito perché, nonostante la pioggia battente e nonostante la pensilina fosse vuota, se ne stava sotto l’acqua senza ombrello. Era alto almeno un metro e 90 e aveva più di 35 anni. Quando sono tornato verso il bar, lui si era spostato davanti alla gioielleria. Il complice non l’ho notato».

I due, arraffati i gioielli, sono fuggiti lungo via Taramelli, poco prima che giungessero i vigilantes di Sorveglianza Italiana e la Volante. Hanno abbandonato valigia e mazze (una spezzata), che ora saranno analizzate dalla polizia scientifica. Al vaglio degli investigatori ci sono anche i filmati delle telecamere.

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