Un giorno con la task force «passerella»
Cinquanta persone al lavoro 24 ore su 24

Sulla passerella le radio gracchiano ogni minuto. C’è una persona da assistere, un cambio di turno, un temporale all’orizzonte. Se su «The Floating Piers» c’è salito quasi un milione di persone è merito anche delle tantissime persone che lavorano nel Centro di coordinamento.

Il cuore pulsante dell’opera d’arte è qui, all’ultimo piano della Comunità montana del Sebino bresciano a Sale Marasino. Qualche bambino si perde sull’installazione o intorno all’installazione? Qui arriva la segnalazione, si scandagliano le telecamere e si avviano i soccorsi. E se qualcuno sviene? Tutto passa ancora una volta da qui. Tutto passa ancora una volta da qui.

Si parlano in codice: è tutto un «sierra», «golf», «bravo», «mike». Che, per i comuni mortali, significano «soccorritori appiedati», «idroambulanza», «ambulanza», «automedica». Quota di interventi giornalieri? Abbondantemente sopra il centinaio. Quelli più difficili, ci spiegano gli operatori Areu, sono quelli sulla passerella. I soccorritori ci arrivano con il gommone, ma in alcuni punti non è così semplice, isoletta di San Paolo in primis. A campeggiare cartine della passerella appese ai muri e – soprattutto – una quantità imprecisa di maxi schermi che trasmettono immagini live dalle dodici telecamere disposte sui floating piers. Insomma, se ci avete camminato sopra, qui siete stati visti. In qualsiasi momento, di giorno o di notte.

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