Un quarto del reddito finisce nel mutuo

Un quarto del reddito delle famiglie bergamasche se ne va nella rata del mutuo. Per l’esattezza il 23,4%, appena un po’ meno del 26% registrato a livello nazionale, e decisamente al di sotto della quota percentuale di alcune città del sud d’Italia. Tra queste il primato negativo spetta a Ragusa che, con il 48,4% del reddito destinato all’estinzione del mutuo per la casa, si colloca al primo posto di una classifica stilata dal Centro Studi Sintesi dopo una ricerca condotta sul peso dei debiti in 103 province italiane. Il debito medio è di 73.209 euro«Nella provincia bergamasca – fa notare Michele Bacco del Centro Studi – il valore medio dell’indebitamento delle famiglie per l’acquisto della casa è di 73.209 euro. In questo caso il dato è leggermente superiore alla media nazionale che è pari a 70.000 euro». Detto questo bisogna specificare che non è possibile distinguere tra chi ha scelto di sottoscrivere un mutuo a tasso fisso e chi invece ha preferito quello a tasso variabile. Fatto sta che, molto verosimilmente, tra il 55 e il 60% delle famiglie ha optato per quello a tasso variabile. E da qui ne conseguono le difficoltà di molte famiglie a pagare la rata del mutuo. Rata che, in seguito alle decisioni degli ultimi due anni della Banca centrale europea (Bce) di aumentare il costo del denaro, ha registrato aumenti mensili anche considerevoli. «Sempre nella Bergamasca – prosegue Michele Bacco – questo significa un incremento medio mensile di 122 euro, pari a un aumento medio annuo di 1.464 euro». Da non dimenticare che si parla di dati medi, il che significa che per qualcuno la rata mensile è aumentata magari anche di una cifra nell’ordine dei 200 euro, mentre per altri di alcune decine di euro. Sempre il Centro Studi ha stimato che nel nostro territorio le famiglie che hanno un mutuo residuo di 13 anni spenderanno, tra quota capitale e quota interessi, una cifra pari a 7.597 euro all’anno, da adesso fino all’estinzione del muto, salvo ulteriori interventi sui tassi di interesse da parte della Bce. Interventi che hanno determinato a livello nazionale nel primo semestre 2007 un rallentamento del credito bancario concesso alle famiglie per l’acquisto della casa. Nel primo semestre del 2007, infatti, il valore erogato è stato di 30,5 miliardi di euro con una variazione negativa del 3,7% rispetto al primo semestre 2006. In particolare nella nostra provincia nel 2° trimestre del 2007 il credito bancario ha subito un rallentamento del 9% rispetto allo stesso periodo del 2006. Questo rallentamento è stato determinato sia dal rialzo dei tassi di interesse, che ha funzionato da deterrente per chi voleva accedere ad un mutuo, sia dalla frenata della crescita dei prezzi degli immobili. In merito alla crescita dei tassi di interesse un cauto ottimismo è stato espresso da un esperto del settore, Domenico Armati, presidente di AreaEuro group spa: «Ci aspettiamo che calino o che, quanto meno, non aumentino. La nostra provincia con il suo 51° posto nella classifica stilata dal Centro Studi Sintesi si conferma come un luogo in cui tutto sommato gli aumenti sono stati assorbiti in modo abbastanza indolore. Non dobbiamo dimenticare che la nostra è una terra dove la gente lavora e quindi dove i redditi familiari sono discreti».«Nessuna bolla immobiliare»A proposito invece del ricorso sempre più accentuato al credito bancario per poter acquistare casa Armati fa presente che ciò è dovuto alla crescita consistente di questi ultimi anni del mercato immobiliare anche se precisa «in Italia non c’è mai stata una bolla immobiliare pronta ad esplodere e dunque non ci sarà un crollo del mercato immobiliare». E sempre in tema di costi dei mutui ieri è ripartito il negoziato a tre fra Abi, Consiglio del notariato e rappresentanti dei consumatori sulla portabilità dei mutui, vale a dire su quanto costa spostare e rinegoziare un mutuo. Secondo il decreto sulle liberalizzazioni emanato da Bersani tutto ciò dovrebbe avvenire a costo zero per il cittadino che intende appunto rinegoziare con un’altra banca il proprio mutuo. Se da un lato la richiesta presentata dalle diverse associazioni dei consumatori è che la portabilità sia a costo zero, dall’altro l’Abi, che ha raggiunto un accordo con i notai ma non ancora con i consumatori, fa sapere che porterà la questione al comitato direttivo del 21 novembre: «Le banche faranno il necessario – ha dichiarato Giuseppe Zadra, direttore generale di Abi – ma non possiamo obbligare i nostri associati ad azzerare i costi sulla portabilità dei mutui anche perché la portabilità ha i suoi costi». «Deve essere lasciato il tempo alle banche per organizzarsi – ha commentato Domenico Armati – anche perché ci sono dei costi che non possono essere tagliati dalla sera alla mattina. Con un po’ di buon senso e di tempo tutte le categorie interessate troveranno il modo di far sì che i cittadini vengano tutelati».(13/11/2007)

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