Centocinquant'anni di invenzioni
C'è il bergamasco Lidio Rizzetti

La storia d'Italia ripercorsa attraverso centocinquanta brevetti. E' quanto ha scritto Vittorio Marchis, docente del Politecnico di Torino. Fra gli inventori c'è anche un bergamasco, Lidio Rizzetti, che lavorò alla Dalmine dal 1923 al 1963.

La storia d'Italia ripercorsa attraverso centocinquanta brevetti. E' quanto ha scritto Vittorio Marchis, docente del Politecnico di Torino, noto anche per le “Autopsie di macchine” (lavatrici, biciclette, macchine da scrivere, aspirapolvere ecc.), che raccontano sotto forma di spettacolo in modo originale il rapporto tra l'uomo e la tecnica.

“Centocinquanta (anni) di invenzioni italiane” è il titolo dell'opera (Codice Edizioni) che presenta appunto 150 brevetti rilasciati dal Patent Office degli Stati Uniti d'America e che testimoniano la dimensione internazionale dell'innovazione industriale italiana. Fra questi, non poteva mancare un bergamasco, Lidio Rizzetti, che il 18 settembre 1962 fece registrare il suo “metodo e dispositivo per marcare superfici curve”.

Un'invenzione – potremmo dire – nata sul posto di lavoro. Rizzetti infatti trovò occupazione alla Dalmine dal 1923 al 1963, prima come operaio presso il reparto bombole (incisore, capo colonna punzonatori, capo turno del collaudo) poi come impiegato alla divisione finitura. Partigiano durante la Resistenza (brigata Pontida, compagnia Brembo di Dalmine comandata da Luigi Gigi Marchetti), nel 1963 venne premiato con la medaglia d'oro per la fedeltà al lavoro e il contributo al progresso economico. Marchis nel volume propone la versione americana del brevetto di Rizzetti corredata anche da un singolare disegno, certamente astruso per gli incompetenti e invece di indubbio interesse per chi conosce la materia. L'innovazione – a quanto pare – fu utilizzata anche per marchiare materiale della Dalmine.

Rizzetti è poi in buona compagnia e il suo nome è accostato a quelli più altisonanti di designer e industriali. Del resto, sia sa, gli italiani sono un popolo di poeti e navigatori, ma anche di inventori, vista la loro creatività innata. Ecco dunque in questa sorta di catalogo, divertente e istruttivo, di invenzioni incredibili, farsi largo chi ha inventato l'ombrello, la mitragliatrice, la macchina del film Ritorno al futuro (Giugiaro), una specie di lampone, la scatoletta del tic tac, e persino la scala dei pompieri.

Vittorio Marchis ha collezionato per il pubblico dalle invenzioni più stravaganti a quelle di uso quotidiano passando per oggetti di cui non conosciamo l'esistenza, ma che ci accompagnano indirettamente tutti i giorni, per regalarci un quadro il più possibile completo della storia della nostra creatività. E tra i tanti spiccano ancora la Vespa di Corradino d'Ascanio; Alessandro Cruto, che condivise con Thomas Edison l'invenzione della lampadina a incandescenza, Renzo Piano e Dante Giacosa, il padre della 500; la Olivetti e la Beretta; la Lancia e la Polistil. Nomi conosciuti (e meno conosciuti) degli uomini e delle aziende che continuano a contraddistinguere l'industria italiana.

E. R.

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