Carla Fracci giovedì a Treviglio
«Non si nasce ballerini per destino»

Carla Fracci è una leggenda, una stella, un’icona della danza, ma non soltanto. È una stella della cultura italiana. Giovedì 18 dicembre alle 17, ingresso libero, sarà a Treviglio, nell’Auditorium del Centro Civico in Largo Marinai d’Italia per presentare la sua autobiografia «Passo dopo passo, la mia storia» (Mondadori).

L’iniziativa è curata dall’associazione culturale Malala di Treviglio. L’ètoile milanese è in giro per l’Italia, l’altro giorno a Napoli, ieri a Roma. Ci ha tuttavia concesso una lunga chiacchierata. Abbiamo voluto iniziare dal libro, o meglio dal titolo.

Perché «Passo dopo passo»? È un riferimento alla carriera o anche a uno stile di vita? «Vuol dire pian piano: voglio dire che non si nasce ballerini per destino. Dietro ogni grande danzatore c’è lo studio, la preparazione, c’è una disciplina da perseguire con scrupolo. È un po’ come la formazione: è necessaria dedizione e pian piano quest’arte nobile, aiutata dalle istituzioni e dalle accademie, produce i suoi risultati. Se no i talenti vanno all’estero e, sinceramente, è molto triste. Ma analoga attenzione bisognerebbe averla per le compagnie di ballo, in cui si dovrebbe credere. Non si tratta solo di fare audizioni, le compagnie vanno costruite e fatte crescere anche attraverso scambi con quelle straniere. Le compagnie, ben dirette, sono il necessario punto di riferimento per i giovani. Non si tratta solo di tecnica, di questioni stilistiche. La danza è fatta di sentimenti, interpretazione del movimento del corpo».

In che senso? Danzare è recitare personaggi? «Nella danza c’è sempre un pensiero. Certo, si trasmette quello che si studia quotidianamente, ma c’è anche una storia da spiegare, bisogna calarsi nel personaggio. Questo ai giovani va fatto capire».

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