L’insalata «Iceberg» tutto l’anno
In Italia come in Israele e in Arizona

Associare la parola innovazione a insalata può sembrare un azzardo. Che si tratti di chioggia, lattughino o rucola, infatti, pur sempre di insalata stiamo parlando. Eppure, dietro ogni piccolo germoglio ci sono una cura e una dedizione difficilmente immaginabili. E l’innovazione in questo settore può fare la differenza.

A spingere su questo tasto è anche Agronomia, società bergamasca (quotata in Borsa dal 2014) attiva nella produzione e commercializzazione di insalate di IV gamma. Per intenderci le insalate in busta che si trovano, ad esempio, sugli scaffali del supermercato, pronte da consumare. Proprio l’80% dei prodotti dell’azienda è orientato al private label, vale a dire realizzato per conto di catene della grande distribuzione che poi li mettono in vendita con il proprio marchio. Il resto viene commercializzato attraverso i brand Agronomia, Jentu, Gourmè, Pizzisnack e Insalata.

E Agronomia, con sede a San Paolo d’Argon, attraverso la sua controllata Jentu (lo stabilimento si trova a Guagnano, in provincia di Lecce, e serve in particolare il Centro-Sud Italia) sta portando avanti una scommessa per acquisire nuove quote di mercato (i ricavi di Agronomia a giugno 2015 si sono attestati a 9,5 milioni di euro).

Complice l’ufficio dedicato alla ricerca e sviluppo che l’azienda ha in Israele, la società riesce a garantire la produzione di lattuga iceberg in Italia per 12 mesi l’anno. Non tutti sanno, forse, che questo tipo di insalata non ha vita facile nel nostro Paese. Tanto che il mercato italiano, nei periodi più caldi e in quelli più freddi, è costretto a rivolgersi all’estero per l’approvvigionamento di questo prodotto. Ma - si sono detti in Agronomia - se la lattuga iceberg viene coltivata con successo in Israele o in Arizona dove le temperature non sono certo miti, sarà pur possibile fare lo stesso in Italia.

E così, a partire dal 2014, Agronomia ha deciso di portare avanti la sperimentazione nello stabilimento pugliese. Guglielmo Baggi, responsabile per le coltivazioni di Agronomia, spiega: «L’iceberg è tra le lattughe più richieste, ma anche tra le più sensibili. E la capacità raggiunta da Agronomia consentirà un aumento della produzione annuale di iceberg».

L’innovazione non riguarda solo le singole colture, ma anche i sistemi di produzione. Ad esempio Agronomia ha un occhio di riguardo verso i sistemi per l’aumento della sicurezza alimentare, tra cui i sistemi rapidi di controllo microbiologico, e i sistemi ecocompatibili per il riutilizzo dell’acqua.

In riferimento all’ispezione dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico nel sito pugliese di Jentu, si precisa che non viene contestato l’abusivismo edilizio e che l’area sottoposta a sequestro preventivo «non è di 4 mila metri quadrati, ma corrisponde a meno di 800 metri quadrati», come spiega Gabriele Garzia, legale della società insieme a Stefano De Francesco, entrambi del foro di Lecce. Inoltre, continua Garzia, «al momento, e con tutta la prudenza del caso, si può dire che nella convalida di sequestro non viene più fatto riferimento allo scarico di acque reflue industriali».

Tra le tre controllate di Agronomia (oltre agli stabilimenti bergamasco e leccese, ne ha uno anche in Germania) Agronomia conta un centinaio di dipendenti e la formazione è un suo tratto distintivo. Soprattutto se si pensa che il sito di Guagnano è un unicum in Puglia, dato che ha portato la IV gamma in una regione - e in una zona - che si distingue per la coltura dell’ulivo e del vino. Qui è dove arriva l’azione dell’uomo, perché per il resto, come dice Baggi, «siamo sotto un cielo».

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