Va al lavoro in bici e cade
L'Inail: doveva usare il pullman

Stava andando al lavoro in bicicletta quando è rimasta vittima di un incidente, ma l'Inail (l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) non l'ha riconosciuto come infortunio in itinere, e quindi non l'ha risarcito.

Stava andando al lavoro in bicicletta quando è rimasta vittima di un incidente, ma l'Inail (l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) non l'ha riconosciuto come infortunio in itinere, e quindi non l'ha risarcito.

A narrare l'episodio è Cinzia Maria Zanardi, 51 anni, da venti occupata presso la scuola media di via Manzoni a Dalmine, dove svolge l'attività di collaboratrice scolastica. Dal canto suo, l'Inail fa sapere che gli incidenti sono valutati caso per caso, sulla base dell'articolo 12 del Decreto Legislativo 38 del 2000. In pratica viene riconosciuto l'infortunio in itinere, quello quindi che si verifica lungo il percorso tra casa e lavoro, a patto che ci siano determinate condizioni.

Il fatto è accaduto il 4 aprile, davanti al cancello della scuola, ma la lettera dell'Inail è giunta all'interessata solo alcuni giorni fa. «È un tragitto – racconta Cinzia Zanardi – che faccio da tanto tempo e quel mattino a un certo punto ha cominciato a piovere. Verso le 7,30 ero ormai arrivata, quando all'improvviso sono scivolata con la bici a causa dell'asfalto bagnato. All'ospedale mi hanno riscontrato una seria distorsione e prescritto 20 giorni di riposo prima di poter riprendere l'attività».
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«L'episodio – spiega la protagonista della vicenda – è avvenuto durante il tragitto tra la mia casa e il posto di lavoro, quindi si è trattato di un infortunio. L'Inail, però, non l'ha considerato tale, trasformandolo in malattia. Di conseguenza mi sono stati decurtati dei soldi. Non si tratta di una grande cifra, però ne faccio una questione di principio. Si fa tanta pubblicità per indurre il cittadino a usare la bicicletta e a non inquinare, soprattutto nelle prime ore del mattino quando tante gente si muove per andare in ufficio. Tuttavia chi, come me, segue questo orientamento, alla fine deve sentirsi quasi rimproverato per aver utilizzato un mezzo “improprio” nell'itinerario tra casa e lavoro».

Successivamente la protagonista dell'incidente ha dovuto fornire all'Inail una serie di precisazioni: la distanza della fermata dei mezzi pubblici dalla propria abitazione, gli orari degli spostamenti per il luogo di lavoro e altri particolari. Tra l'altro, Cinzia Zanardi ha spiegato che la scuola è distante quasi un chilometro e mezzo dalla sua casa e solo per andare alla fermata del pullman deve coprire un tragitto a piedi di 400 metri e altrettanti una volta scesa dal mezzo pubblico, che compie un lungo giro attraverso Dalmine, prima di giungere a destinazione. In sostanza, ha lasciato intendere quanto più conveniente risulti per lei muoversi in bicicletta.

«In questo caso – dice Maria Aurelia Lavore, direttore dell'Inail Bergamo – il responso ha dato esito negativo perché è stato utilizzato un veicolo privato senza che ce ne fosse la necessità, trattandosi di un percorso coperto dai mezzi pubblici. Di conseguenza non sono state ravvisate le condizioni per poter riconoscere l'infortunio come in itinere, e quindi indennizzabile».

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