Reclutavano immigrati da far lavorare nei campi: arrestato 27enne all’aeroporto di Orio

L’indagine iniziata nel maggio 2019: i militari avevano individuato una cooperativa del Veronese che reclutava immigrati da far lavorare in aziende del territorio.

Un cittadino marocchino è stato arrestato nel pomeriggio di lunedì 7 febbraio dai carabinieri del Gruppo Tutela Lavoro di Venezia e dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vicenza, nell’ambito di un’indagine sullo sfruttamento del lavoro che aveva visto, a novembre 2020, finire in carcere altri 4 nordafricani. Il provvedimento è stato eseguito nei confronti di un 27enne appena arrivato con un volo all’aeroporto di Orio al Serio .

Era l’ultimo indagato sfuggito alla cattura. In precedenza erano stati portati in carcere altri due marocchini, un albanese e un’italiana accusati tutti di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro commesso nei confronti di decine di marocchini . L’indagine era iniziata a maggio 2019 dopo una serie di controlli ad aziende agricole delle province di Vicenza, Verona e Padova. I militari avevano individuato una cooperativa di Colognola ai Colli (Verona) che reclutava immigrati da impiegare in aziende del territorio. In particolare erano emerse le responsabilità del titolare della cooperativa e dei suoi due figli, tutti marocchini, che reclutavano i lavoratori, di un suo collaboratore albanese, che faceva da intermediari, e di una italiana, collaboratrice di uno studio commercialista, che consentiva alla cooperativa di evadere gli oneri contributivi da versare in favore dei dipendenti.

Gli indagati versavano una retribuzione palesemente inferiore a quella contemplata dai contratti collettivi, spesso limitandosi alla corresponsione di un compenso orario equivalente a meno della metà di quello previsto dalla norma. In alcuni casi, inoltre, è stato accertato come, per evitare i controlli di polizia, i lavoratori venivano alloggiati in alloggi privi di riscaldamento ed energia elettrica per poi essere svegliati all’alba e portati con auto a lavorare nelle aziende agricole, sotto stretta sorveglianza , fino a tarda sera e senza il rispetto di alcuna norma di sicurezza sui posti di lavoro. Il minor prezzo offerto sul mercato veniva assicurato anche grazie ad un collaudato «sistema» illecito di abbattimento del costo della manodopera ottenuto grazie alla complicità della collaboratrice di uno studio di consulenza di Vicenza, che mediante la predisposizione di una falsa documentazione, consentiva alla cooperativa di evitare di pagare i contributi previdenziali.

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