«Alpini ancora maestri di vita»: in 2000 al passo San Marco da Bergamo e Sondrio

L’’INCONTRO. Al valico il raduno numero 47 tra penne nere valtellinesi e bergamasche. Centotrenta gagliardetti. «Campi giovanili un esempio».

Centotrenta gagliardetti con i vessilli sezionali di Bergamo, della Valtellina, di Como, Lecco e Varese. E 2.000 persone, tra alpini, amici e tanta gente. Nel segno dei valori delle penne nere. Da 47 anni. Domenica 16 luglio il tradizionale raduno ancora al passo San Marco, l’incontro al valico di quasi 2.000 metri che collega Bergamo e Sondrio, Val Brembana e Valtellina.

I cortei sono partiti dai due versanti per il saluto al passo, là dove diedero inizio al primo incontro Fortunato Lazzaroni di Averara ed Egidio Abate di Albaredo, reduci alpini di Russia. Accompagnati dalla fanfara alpina valtellinese, poi la celebrazione della Messa, con il parroco di Averara, Cusio e Santa Brigida, don Dario Covelli che ha ricordato come «siamo chiamati a seminare con l’esempio i valori cristiani che sono anche i valori alpini, pure in questo tempo di cambiamenti». E sui valori si sono soffermati gli interventi di tutte le altre autorità, bergamasche e valtellinesi (presenti, tra gli altri, anche il consigliere regionale Jonathan Lobati e i comandanti delle stazioni carabinieri di Piazza Brembana Nicola Spera e di Morbegno, Antonio Sottile).

«Valori, amicizia e montagna per i nostri territori»

«L’ambiente che ci circonda, la natura e la gente dicono tutto: gli alpini sono qualcosa di importante e dobbiamo continuare così», ha detto il consigliere nazionale Ana Renato Spreafico. «In un’epoca di emergenza educativa - ha sottolineato il sindaco di Albaredo per San Marco Patrizio del Nero - promuovere i campi scuola alpini rappresenta un segnale positivo per il futuro, perché chi partecipa possa essere di esempio per una società più rispettosa degli altri». «Valori, amicizia e montagna - ha detto un commosso sindaco di Averara Mauro Egman - sono ciò che serve al nostro territorio e alle nostre nuove generazioni».

I ringraziamenti sono arrivati dal presidente sezionale di Bergamo Giorgio Sonzogni: «Continuiamo a ripetere le nostre cerimonie semplici: alzabandiera, onore ai Caduti e la celebrazione della Messa. In questi tre momenti si racchiude l’attività degli alpini». «Siamo alpini perché amiamo la patria e aiutiamo sempre chi è nel bisogno dimostrando di essere ancora maestri di vita - ha detto il presidente sezionale valtellinese Gianfranco Giambelli - . Siamo alpini perché in una società così avara di valori abbiamo ancora la benemerenza di tutti. Perché il nostro spirito è popolare e aperto. Non lasciamo che lo spirito e i valori di una volta diminuiscano».

L’intervento anche dei capi gruppo di Averara, Bruno Paternoster, e di Albaredo, Nevio Ravelli. «Al primo incontro su questo passo - ha ricordato Paternoster - furono 11 alpini, oggi contiamo quasi 130 gagliardetti. Continuiamo a ricordare quei reduci che ci hanno regalato un Paese libero. E oggi, sull’altare, abbiamo voluto mettere i cappelli di Vittorio e Paolino Egman che ci hanno lasciato e hanno partecipato a tutte le 46 edizioni del raduno. Abbiamo voluto che fossero ancora con noi».

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