Parisi, Ipazia vittima di un femminicidio da mentalità patriarcale

"L'uccisione di Ipazia è l'esempio di una mentalità patriarcale antichissima, che sopravvive ancora adesso, come si vede purtroppo dai tanti femminicidi che registriamo". Così Giorgio Parisi, intervenuto all'apertura del convegno organizzato dall'Accademia Nazionale dei Lincei sulla figura della filosofa, matematica e astronoma vissuta ad Alessandria fra IV e V secolo.

"La storia di Ipazia ha molto colpito l'immaginazione collettiva, anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori", afferma il premio Nobel per la Fisica 2021: "È una scienziata che viene uccisa anche perché era una donna che non stava al suo posto, aveva una vita pubblica, parlava in pubblico e prendeva posizioni pubbliche".

La storia di Ipazia, sostiene Parisi, insegna come anche la scienza possa essere facilmente 'uccisa': "Non dobbiamo mai essere sicuri che lo sviluppo della scienza sia inarrestabile", dice il vicepresidente dell'Accademia dei Lincei. "Confidare ciecamente nell'ineluttabilità del bisogno che lo sviluppo tecnologico ha dello sviluppo scientifico - osserva - può essere un tragico errore. I romani hanno conservato la tecnologia greca senza molto curarsi della scienza greca, e i fanatici cristiani comandati dal vescovo Cirillo di Alessandria hanno tranquillamente fatto a pezzi Ipazia senza curarsi affatto delle conseguenza a lungo termine, anzi rallegrandosi della scomparsa di un sapere profano ritenuto inutile, se non dannoso".

L'evento dei Lincei, organizzato a Roma nella sede dell'Accademia, si svolge su due giornate e affronta la figura di Ipazia da tante angolazioni diverse, non solo matematiche, fisiche e astronomiche, ma anche storiche, culturali e filosofiche. "Ipazia è un personaggio che mi è molto caro personalmente. Questo convegno - conclude Parisi - è estremamente importante, perché ci racconta la sua vera storia, liberata da tutte le incrostazioni che si sono sedimentate nel tempo e che ci impediscono di vedere bene la sua figura originale".

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