Rare varianti genetiche, che alterano le proteine alla base dell’impalcatura che garantisce la forma delle cellule, tracciano la ‘firma’ di chi utilizza la sinistra come mano dominante: lo suggerisce lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e guidato dall’Istituto Max Planck per la Psicolinguistica di Nijmegen, nei Paesi Bassi.
I risultati ottenuti migliorano la comprensione delle basi genetiche per mancini e destrorsi, i cui meccanismi restano ancora in buona parte oscuri. Solo il 10% circa delle persone è mancino e ciò si verifica quando l’emisfero cerebrale dominante è quello destro (nei destrorsi è il contrario). Le asimmetrie cerebrali che portano alla dominanza di una mano rispetto all’altra si sviluppano molto presto nel corso della vita e ciò indicherebbe come probabile un coinvolgimento genetico.
Tuttavia, il modo in cui questi geni e le loro varianti sono associati all’essere mancini o meno rimane poco chiaro. Per fare un po’ di luce sulla questione, i ricercatori coordinati da Clyde Francks hanno passato in rassegna l’intero genoma di oltre 350.000 persone, delle quali più di 38.000 mancine, custodito all’interno della vasta Biobank britannica. La probabilità che l’uso preferenziale della mano sinistra sia ereditario è risultata molto bassa, inferiore all’1%, ma i risultati hanno anche evidenziato l’importanza di un gene, chiamato Tubb4b, che contiene le istruzioni per una delle proteine che costituiscono i microtubuli, cioè quelle strutture rigide che mantengono la forma delle cellule e sono anche coinvolte nella divisione cellulare: nei mancini, questo gene ha una probabilità 2,7 volte più elevata di presentare varianti rare.
Inoltre, gli autori dello studio hanno anche scoperto che due geni già noti per essere legati in qualche modo all’autismo potrebbero essere associati anche all'uso della sinistra, anche se al momento non sembra esserci nessuna relazione causale.
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