Sono oltre 5.000 i satelliti Starlink in orbita

La costellazione di satelliti Starlink per le connessioni internet ha superato quota 5.000, un traguardo inimmaginabile fino a pochi anni fa e raggiunto dopo il lancio di 23 satelliti con un razzo Falcon 9 avvenuto alle 00:20 italiane del 31 ottobre 2023 dalla base di Cape Canaveral (Florida). La gigantesca costellazione della SpaceX di Elon Musk non è sola: presto saranno completate anche le costellazioni OneWeb, China SatNet e Amazon Kuiper. Tutti insieme, questi satelliti permetteranno di fornire importanti servizi, soprattutto nelle zone più difficili da raggiungere con le normali connessioni, ma nello stesso tempo minacciano nuovi pericoli: in un'orbita terrestre così affollata aumentano inesorabilmente i pericolosi detriti spaziali, la parte superiore dell'atmosfera è sempre più inquinata e le osservazioni astronomiche sono sempre più difficili.

"Oggettivamente una quindicina di anni fa megacostellazioni di satelliti come queste erano impensabile", ha detto all'ANSA Piero Benvenuti, dell'Università di Padova e aegretario generale a interim dell'Unione Astronomica Internazionale. A inaugurarle è stata SpaceX, l'azienda con base in Texas fondata da Elon Musk che con i suoi razzi riutilizzabili ha abbattuto i costi di lancio e parallelamente dato vita a una costellazione per fornire internet dallo spazio. Il primo lancio di satelliti operativi Starlink risale al 24 maggio 2019 e nel giro di pochissimi anni ha visto la messa in orbita di oltre 5000 satelliti, più precisamente 5011, di cui circa 30 non più operativi, secondo il sito specializzato gestito da Jonathan McDowell, un appassionato di astronomia e spazio che tiene traccia di tutti i satelliti lanciati in questi ultimi anni.

"Starlink è una rete che consente accesso internet in modo più resiliente delle reti terrestri. Lo abbiamo visto nel caso dei conflitti in corso e in caso di disastri ambientali, ma c'è un prezzo da pagare sia sulle osservazioni astronomiche che di lungo termine sull'ambiente", ha aggiunto Benvenuti. Recenti studi hanno infatti evidenziato un incremento significativo di elementi e composti pesanti negli strati più alti dell'atmosfera, dovuto probabilmente alla disintegrazione di satelliti che bruciano nell'atmosfera e dai materiali rilasciati durante i lanci. "Stiamo inquinando l'alta atmosfera senza sapere bene quali effetti questo potrà avere sulla natura e sulla salute", ha osservato Benvenuti.

Un rischio che aumenterà al crescere dei satelliti in orbita: "Per mantenere costellazioni come Starlink c'è bisogno di fare molti lanci e c'è inoltre un ricambio frequente di satelliti la cui vita è piuttosto breve e rientrano nell'atmosfera nel giro di poco tempo". Con il lancio più recente, Starlink ha superato la soglia simbolica di 5.000 satelliti, ma è un numero destinato a crescere, a livello teorico. Se ne ipotizzano circa 40mila, cui si sommeranno presto nuove costellazioni come OneWeb, già operativa ma composta da poche centinaia di satelliti, così come Kuiper di Amazon e la cinese China SatNet. "Non è facile sapere con certezza quant e quali costellazioni saranno effettivamente realizzate - ha detto ancora Benvenuti - perché ad oggi le richieste di autorizzazioni fatte all'organizzazione internazionale per le telecomunicazioni che ha sede a Ginevra riguardano circa 500mila satelliti, ma molte di queste reti forse non nasceranno mai. Riteniamo però che nei prossimi pochi anni avremo in orbita circa 100mila satelliti".

E' un problema non trascurabile per il mondo scientifico perché "le megacostellazioni possono influenzare soprattutto le osservazioni nelle bande della luce visibile e nelle bande radio usate in radioastronomia", ha aggiunto Adriano Fontana, dirigente di ricerca dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. "E' quindi necessario - ha rilevato- trovare un compromesso tra lo sviluppo del settore e le esigenze della comunità astronomica".

© RIPRODUZIONE RISERVATA