Camera senza tetto

Tutta colpa dei sottotetti. E questa volta non ce l’abbiamo col catasto, che qualche mal di testa lo fa venire di suo a chi ne ha bisogno, ma con la pubblica amministrazione parlamentare, che quando utilizza parole fuori contesto lo fa per ingannare i cittadini.

Così, mentre gli italiani aspettano Flegetonte per abbronzarsi meglio o per scappare in alta montagna, per via dei sottotetti la commissione parlamentare per il personale ha abolito una delle poche riforme all’insegna della spending review. Concretizzando, ha eliminato con un colpo di mano il tetto agli stipendi dei commessi della Camera, quelli che noi comuni mortali vediamo all’opera in Tv con tanto di guanti bianchi e livrea per tenere a bada politici maleducati in procinto di darsele di santa ragione.

L’anno scorso, per cominciare a contenere la spesa pubblica, il governo aveva deciso di mettere un tetto agli esorbitanti stipendi dei funzionari parlamentari: massimo 240 mila euro, con sottotetti (ecco l’inghippo) per le figure di più basso livello. Ebbene, nell’ultimo giorno utile prima della sosta estiva, la commissione giurisdizionale presieduta da Bonifazi e composta da Venittelli, Ginefra, Leva e Carbone (tutti Pd) ha deciso di accogliere il ricorso dei commessi e ha tolto il loro sottotetto. Così, invece di 96.000 euro lordi l’anno, potranno tornare a guadagnarne al massimo 237 mila e sfiorare il compenso dei dirigenti senza esserlo. Con questa operazione, un risparmio di 60 milioni di euro in quattro anni si ridurrà a 13 milioni. La presidenza della Camera ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione della sua maggioranza. Non ce la faremo mai.

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