Campa cavillo

Onorevoli privilegi. Tre giorni fa, nella distrazione collettiva per le dimissioni del ministro Lupi, ci era sfuggita una seduta surreale della Camera nella quale, per l’ennesima volta, è stata rinviata (a data da destinarsi) la proposta di togliere i vitalizi agli ex parlamentari con condanne passate in giudicato.

Ora, l’idea del Movimento Cinquestelle ci pare del tutto legittima e al passo con i tempi, anzi il denaro elargito a politici condannati per reati comuni era e resta un’assurdità che la burocrazia parlamentare manda avanti in automatico da troppi anni. All’ingresso in Parlamento i cosiddetti onorevoli devono giurare anche su una frase contenuta nell’articolo 54 della Costituzione che raccomanda i rappresentanti del popolo di adempiere «con disciplina e onore» alle loro funzioni. Chi viene condannato in via definitiva, ed ha di conseguenza tradito il mandato, non merita niente. Poiché la difesa corporativa in Italia è più solida di quella della Juventus, anche questa volta niente di fatto.

La questione non è tanto economica (stiamo parlando di un milione di euro all’interno di una spesa vitalizia di 200 milioni), ma attiene fortemente al principio di legalità e pure di moralità. Così la melina messa in atto alla Camera da centrosinistra e centrodestra è come minimo irritante. La seduta è stata rinviata perché il parere di costituzionalità chiesto a Valerio Onida (ex presidente della Consulta) è arrivato in aula monco. Qualche manina maliziosa aveva sfilato dal dossier tutte le pagine pari, quindi di 19 ne sono state presentate 10, del tutto incomprensibili. Da qui la necessità di chiedere approfondimenti e rinvii. Altro tempo, altre sedute, altri stop. Nel frattempo l’indegno vitalizio corre. Campa cavillo.

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