Chi perde va a casa

«Mister Miliband ha due possibilità, o si dimette oggi o si dimette domani». Il Daily Mirror è perfido come in fondo ogni inglese che si rispetti e dopo il disastro elettorale laburista ha indicato la via più dignitosa al leader, che da parte sua non aveva bisogno di consigli: se n’è già andato.

Il tempo di metabolizzare il cazzotto ricevuto dagli elettori, e anche mister Clegg (liberali) e mister Farage ( nazionalisti anti Europa, compagno di merende di Grillo), hanno lasciato sul tavolo le chiavi dei rispettivi partiti. Niente melina, sono inglesi, quindi non avevano bisogno di inventarsi scuse, di cominciare a cucire alleanze contro natura, di organizzare ribaltoni come sempre accade da noi.

Hanno guardato alla Tv Cameron che entrava a Buckingham Palace per la conferma ufficiale del mandato e poi hanno cominciato a organizzarsi per un weekend in famiglia. Già, perchè le elezioni in Gran Bretagna avvengono nei giorni feriali, nel fine settimana non voterebbe nessuno.

Dimissioni a parte, è accaduto come nel resto d’Europa: chi sa decidere vince. Cameron (al 37%) continua a convincere di più d’una sinistra balbettante, timida parente del ruggente blairismo, nella quale potrebbe fare la sua figura pure Civati. Rimandato, in chiave governo, anche il partito nazionalista contrario a tutto, ma incapace della benchè minima proposta.

Oggi chi apparecchia la tavola per tenere lezioni di filosofia (Hollande) perde. E chi racconta le favole per illudere la gente (Tsipras) rischia figuracce. È un’Europa così, teniamone conto.

Nella foto Miliband con la moglie

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