Due volti

Mentre prosegue la tragedia greca, oggi ci preme soffermare lo sguardo su due giovani volti finiti sulle prime pagine in questi ultimi giorni.

Il primo è quello di Maria Giulia Sergio. Appare solare e sorridente come può esserlo una ragazza di 28 anni mentre sogna il futuro. Un futuro che potrà essere duro, impegnativo come quello che attende i giovani della generazione della crisi (ma che anche per i giovani del dopoguerra e quelli degli anni settanta non è stato molto diverso). Comunque un futuro di vita. Sta per sposare nella moschea di Treviglio un ragazzo albanese e convertirsi all’Islam. Prenderà il nome di Fatima.

Ed ecco la seconda foto. Fatima è già in un’altra dimensione. Di lei si vedono solo gli occhi, il sorriso è come minimo nascosto, chissà se scomparso. E le parole sono quelle di un guerriero dell’Isis: «Lo stato islamico è uno stato perfetto. quando decapitiamo qualcuno stiamo obbedendo alla sharia». In Fatima non si intuisce più né dolcezza, né speranza; si coglie la violenza che nasce dall’odio per la società che l’ha generata, l’ha educata, ha provato a costruirle un orizzonte di speranza e di fiducia. Evidentemente senza riuscirci. È la stessa società in cui milioni di ragazzi crescono, si muovono, ridono e piangono, realizzano una famiglia nella babele della vita. E mai penserebbero di inserire la «decapitazione» fra i loro valori. È la stessa società in cui persone libere decidono di andare in vacanza in Tunisia, a Sousse, e su una spiaggia accarezzata dalla brezza del meriggio trovano la morte per mano di un coetaneo di Fatima con la stessa violenza nel cuore. Chissà se oggi Fatima ama o odia Maria Giulia? Non abbiamo risposte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA