Gita scolastica

Servirebbe l’urlo di verità di un’intera scolaresca, invece è soltanto silenzio. La quinta E del liceo scientifico Ippolito Nievo di Padova non parla, omertà totale. Tacciono i ragazzi che potrebbero conoscere ciò che sta dietro la morte di un giovane uomo di 19 anni; si chiamava Domenico ed è precipitato dal quinto piano di un albergo alla periferia di Milano.

Un volo di venti metri. Erano tutti in gita scolastica, destinazione Expo. Erano arrivati col pullman, sarebbero ripartiti senza di lui, caduto da una finestra col davanzale a un metro e dieci centimetri d’altezza (difficile che sia inciampato) fra le 5 e le 6 di mattina, mentre nelle camere c’era il silenzio.

Non parla nessuno, ma le ipotesi sono tante. Domenico era un ragazzo solare, studioso, aveva una famiglia serena e la fidanzata; non c’è nessun indizio che lasci pensare al suicidio. Ma qualcosa è accaduto al quinto piano, mentre le telecamere dell’albergo non funzionavano (quando servono non funzionano mai) e la polizia è convinta che i compagni lo sappiano. Anche perché i polsi di Domenico presentano lividi marcati, come se qualcuno avesse tentato invano di trattenerlo mentre era sbilanciato nel vuoto. Si sussurra di uno scherzo, di lassativo nella birra, di forti dolori, ma il resto è silenzio.

L’unica voce in questa storia pazzesca è quella di Antonia, la mamma, insegnante di italiano e latino che consegna a Facebook la sua tragedia: «Ho affidato il mio unico figlio, sano e in buona salute, all’Istituzione Scolastica per un’uscita con pernottamento. Mi verrà consegnato cadavere».Oggi Domenico torna a casa, ci sono i funerali. Tutta la scuola parteciperà. E il silenzio urlerà.

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