Il Natale di Virginia

di Giambattista Gherardi

Piove, e le luci natalizie più che fioche, sono semplicemente meno: crisi oblige. Molti si dannano a trovare «l’atmosfera natalizia», che stando alle chiacchiere su piazze virtuali e reali pare compromessa. Effetti collaterali dell’era tecnologica o forse di «cuore duro», e non c’entra il freddo, relativo, di questi giorni.

Piove, e le luci natalizie più che fioche, sono semplicemente meno: crisi oblige. Molti si dannano a trovare «l’atmosfera natalizia», che stando alle chiacchiere su piazze virtuali e reali pare compromessa. Effetti collaterali dell’era tecnologica o forse di «cuore duro», e non c’entra il freddo, relativo, di questi giorni. Verrebbe voglia di lanciare semplicemente l’urlo «Yes Virginia, there is Santa Claus», con cui Francis Church titolò un memorabile editoriale sul New York Sun nel 1897.

In redazione era giunta la lettera di un bimba, Virginia che in poche righe arrivava al sodo «La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale?». Church la prese sul serio e scrisse «dello scetticismo di un’era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono». L’avrebbe detto qualche decennio più tardi anche il Piccolo Principe di Saint Exupery che l’essenziale è invisibile agli occhi. In questo Natale di pioggia, dubbi grigi «governo ladro», vale forse la pena riprendere quell’editoriale e ricordare che «Yes, anche Virginia esiste».

Esistono persone che, senza chiamarsi necessariamente Virginia, chiedono senza dire, e interrogano senza parlarci. Sono persone semplicemente indifese, rispetto a un mondo che corre senza scopo e lucidità, che fatica sempre più ad accorgersi dell’invisibile importanza dell’essere. «Solo la fede, la poesia, l’amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde». Vuoi vedere che è lì l’atmosfera che cerchiamo? Buon Natale!

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