La buona politica

Uniti si vince. Si può ben dirlo, in un rapido sussulto di positività, riguardo alla legge approvata alla Camera addirittura all’unanimità sulla riforma della class action.

L’ha proposta il movimento Cinquestelle, l’ha supportata il Pd, l’hanno fatta propria gli altri partiti e alla fine è passata: 388 voti favorevoli, nessun contrario. Opporvisi senza correre il rischio di trasformarsi in aguzzini del popolo sarebbe stato molto difficile e nessuno s’è arrischiato.

La conquista è di notevole impatto: la tecnica della class action passa dal codice del commercio al codice di procedura civile e diventa un salvagente reale per chi finisce dentro un marchingegno fraudolento messo in atto da forze economiche, enti pubblici, burocrazia. Ci si potrà difendere in gruppo così come in Parlamento hanno voluto (per una volta, ma fa piacere segnalarlo) il bene del Paese in gruppo. Bisogna dare atto al popolo grillino, guidato in questo caso da Alfonso Bonafede, di avere tirato il carro e con determinazione avere individuato e perseguito l’obiettivo fra distinguo, polemiche, pure una rissa con espulsione immeritata da parte del presidente Boldrini. Il bene comune non passa sempre e solo dallo scontro politico, il rispetto dei confronti dell’elettore può essere responsabile e trasversale.

Contenziosi unificati in tribunale, cittadini uniti quindi forti nel far valere i diritti: con questa legge l’Italia si incammina dentro l’Occidente, anche se è ancora lontana dalle coperture che hanno, per esempio, i consumatori americani. Ora il provvedimento va al Senato dove diamo per scontata l’approvazione. Sennò parte la class action.

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