La tredicesima
vittima

C’è una tredicesima vittima nella via dove abitava Maigret, dentro questa Parigi irreale: la sinistra radical chic, la buona vecchia gauche caviar che anche in Italia ha rappresentanze di lignaggio.

Dopo aver negato il pericolo del fondamentalismo dall’11 Settembre 2001 fino ad oggi in odio agli americani; dopo aver deciso di guardare altrove mentre i cristiani vengono trucidati all’uscita dalla Messa della domenica in Africa e in Asia; dopo aver criticato in modo sprezzante ogni scenario di allarme sul contagio dell’Isis, ecco che «les intellos» negazionisti d’Europa scoprono di non essere immuni dai pericoli.

Perché Charlie Hebdo non è solo un giornale di satira, ma è il loro giornale di satira. Si afferma nel Sessantotto, la società editoriale si chiama Editions Kalashnikoff (come suona macabro oggi) e ha una parte importante nella costruzione di una sinistra libertaria e impertinente che tira per la giacchetta il moloch rosso di Marchais negli anni dei grandi scioperi.

È dura svegliarsi una mattina e scoprire che i guerriglieri incappucciati non operano fini distinzioni. Anche in Italia le convinzioni radical oggi sbandano. Michele Serra nell’«Amaca» su Repubblica spiega che i terroristi non vinceranno perché la nostra quotidianità è più forte di loro, tesi che ricorda la passività del gregge in via di decimazione. E il Manifesto titola «Una risata li seppellirà» parafrasando il motto di Bakunin. In questo caso il battutismo ha una conseguenza nefasta: regala il tema alla propaganda della destra xenofoba. Senza contare che, se ci limitiamo a ridere, ci seppelliranno loro.

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