Le frenate di Luca

di Giorgio Gandola

Anche il velenoso soprannome «Libera e bella» evocava il profilo aerodinamico e il capello al vento di chi è abituato ad andare veloce. Luca di Montezemolo, nome lungo e scandito come un treno in corsa

Anche il velenoso soprannome «Libera e bella» evocava il profilo aerodinamico e il capello al vento di chi è abituato ad andare veloce. Luca di Montezemolo, nome lungo e scandito come un treno in corsa, nome filante come un rettilineo da pista di formula uno.

Eppure, improvvisamente, Luca di Montezemolo si è fermato. Una frenata inattesa, limatura di ferro e odore di gomma bruciata. Ha rallentato Italo, il suo sogno ferroviario, appesantito dal passivo (76 milioni di perdite e 678 milioni di indebitamento) e dalle rigidità di un Paese monopolista che lancia liberalizzazioni per attuarle soltanto sulla carta.

E si è fermata la Ferrari, che da qualche mese arriva al traguardo solo prima della safety car che chiude la corsa. Ma qui la colpa è solo in parte sua; chi ingaggia Raikkonen sa che il finlandese è destinato a rimanere perennemente in coda sulla tangenziale ad ascoltare Cruciani o l’Adagio di Albinoni. E la macchina 2014 deprime le potenzialità di un fuoriclasse come Fernando Alonso.

Così Luca di Montezemolo, dopo una vita con la criniera all’aria, segna il passo e il passivo. Così Sergio Marchionne non ha avuto difficoltà a inquadrarlo nel suo mirino: «Ognuno è necessario, ma nessuno è indispensabile. La cosa importante è vincere, non solo nei risultati economici, ma anche dal punto sportivo e invece sono 6 anni che stiamo facendo una fatica incredibile». Colonna sonora il cigolio del triciclo. Si sa che da fermi si costituisce un bersaglio più facile. C’è sempre una prima volta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA