L’inciampo di mister B

«Colpa della sinistra», ha scherzato sabato a Genova Silvio Berlusconi, caduto sul palco del comizio per le regionali. Si riferiva alla gamba o più probabilmente alla pedana infida. Lo spirito è quello di sempre. Ne hanno parlato tutti e questo fa riflettere: per comparire nei titoli di testa, il leader di Forza Italia sembra aver bisogno di un episodio casuale che rompe gli schemi costituiti.

Lui che fino a poco tempo fa teneva sulla corda i media e faceva mostra di una padronanza assoluta della comunicazione. Lui che ha determinato, qualunque sia la valutazione politica e storica, la nascita e l’affermazione di un centrodestra di governo, oggi non è più un faro. È la dura legge del tramonto, che può essere lungo e felice, ma è sempre ineluttabile. In questi casi è importante coltivare un seme, scegliere un delfino di peso che assuma su di sé l’eredità politica. Berlusconi non ha saputo farlo, più che un direttore d’orchestra è stato uno straordinario solista.

E adesso, mentre lui fa cassa (col Milan, con le antenne Tv, con il 50% di Mediolanum, con le trattative per una fetta di Mediaset) il centrodestra vacilla. E lo sbandamento diventa palese quando vedi la classe imprenditoriale scivolare verso Renzi, le partite Iva smarrirsi fra Pd, Lega e Cinquestelle. E il partito vagare in Parlamento dietro i cangianti umori di Brunetta. Ciò che è accaduto sull’Italicum è stato notato da tutti: è difficile risultare credibili sui principi se si contribuisce a scrivere la legge elettorale per com’è ora (giusta o sbagliata che sia, non è questo il punto) e poi non la si vota. Il vuoto dalle parti di sua Emittenza è il segno di un’Italia che ha voltato pagina, ma gli elettori di quell’area esistono e sono tanti. Chi saprà accaparrarseli avrà lunga vita (politica).

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