Quei Sochi... in affari

di Gianlorenzo Barollo

Gran caciara per la partecipazione italiana e soprattutto per la presenza del presidente Enrico Letta all’avvio dei giochi invernali di Sochi.

Gran caciara per la partecipazione italiana e soprattutto per la presenza del presidente Enrico Letta all’avvio dei giochi invernali di Sochi. Una dichiarata vetrina della grandeur putiniana con sontuoso strascico di bustarelle (eh sì, non c’è marcio solo in Italia) e devastazioni ambientali che, anche per via della costante minaccia terrorista, promette emozioni esplosive.

Certo come al solito ci sarà anche un po’ di sport in mezzo alla pubblicità, ma è la politica oggi a tenere banco. Il tema si propone ogni volta che si sceglie una location per grandi eventi: andare o non andare? Mi si nota di più se vado e protesto col guanto nero o se non vado e mugugno davanti alla tivù?

Dilemmi che hanno martoriato edizioni intere di Olimpiadi e campionati di respiro internazionale. I cinesi non rispettano i tibetani, gli Stati Uniti imperialisti opprimono Cuba e pasticciano in Medio Oriente, in Giappone mangiano le balene, a Londra c’è la city della finanza che si mangia i bilanci di nazioni intere. Insomma c’è sempre qualcosa che urta, che divide e innesca i veti se non i boicottaggi.

E l’Italia? Di fronte alle obiezioni dei democratici che ricordano le leggerezze russe sui diritti umani, l’ossessione anti gay e le pressioni sull’Ucraina europeista, per tacere poi dell’appoggio al regime siriano, Letta annuisce comprensivo e fa presente che oggi l’importante è partecipare. Spirito sportivo decoubertiniano? No, la speranza è arrivare a essere Sochi... in affari.

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