Se la «busta paga» non paga

Il minimo per un edicolante? Farsi morsicare da un inserto. E il minimo per un lavoratore? Ricevere la busta paga senza lo stipendio. Il primo è un gioco di parole, il secondo è un dramma.

Perché è vero, anche se sembra più inverosimile dell’altro. E trentatré impiegati della Regione Sicilia ne stanno avvertendo le conseguenze sulla pelle. Da tredici mesi arriva loro il cedolino regolarmente redatto, ma lo stipendio non viene accreditato in banca. Dell’arrosto c’è solo il profumo, sai che beffa.

Accade anche questo sul pianeta della scartoffia, dove la burocrazia domina il palcoscenico nazionale con un infallibile quanto involontario senso del ridicolo. Per la rivoluzione tecnologica meglio ripassare fra una decina d’anni, almeno alla regione Sicilia, dove i trentatré malcapitati hanno lavorato in nero da quando sono stati assunti.

E poiché prima erano stati precari a lungo nel dipartimento Territorio e Ambiente, la presa in giro è doppia. Da precari ricevevano il compenso, da dipendenti effettivi - con granitico articolo 18 a difesa - no. Il motivo della tortura psicologica è del tutto banale: l’ufficio preposto si è semplicemente dimenticato di comunicare all’Inps le nuove posizioni, quindi i protagonisti di questa storia pirandelliana si troveranno senza versamenti previdenziali, senza assicurazione, senza contributi Inail e Inps.

Quando parliamo di Italia a più velocità parliamo anche di questo. Ma poiché al peggio non c’è mai fine, scommettiamo che il Cud sta per arrivare? L’ufficio imposte ha una memoria di ferro.

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