Senza testa

di Giorgio Gandola
C’è chi in ufficio ha la palla trasparente col duomo di Milano o la foto della moglie (se la rovesci nevica), chi un poster di Van Gogh, chi una pianta grassa. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, giustamente anelava a qualcosa di più.

C’è chi in ufficio ha la palla trasparente col duomo di Milano o la foto della moglie (se la rovesci nevica), chi un poster di Van Gogh, chi una pianta grassa. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, giustamente anelava a qualcosa di più.

Nonostante il rischio di fallimento dei conti (salvati dal decreto governativo da 500 milioni), nonostante l’Atac in perenne dissesto, nonostante l’emergenza rifiuti, nonostante il perdurare ormai biblico dei cantieri della linea C della metropolitana, il sindaco-medico famoso soprattutto per l’intervento sui rimborsi spese con il quale si giocò la cattedra all’università di Pittsburgh, aveva un pensiero fisso: l’oggetto d’arte col quale abbellire lo studio per differenziarsi dal predecessore Gianni Alemanno, che aveva soltanto fatto rifoderare un divano.

Per stupire le autorità in visita ufficiale nella città eterna, cosa di meglio c’è che riesumare un reperto archeologico della gloriosa antichità capitolina? Detto fatto, il sindaco ha scelto una statua di donna del secondo secolo dopo Cristo che avvizziva nella totale irrilevanza in un deposito comunale.

Ma la statua è un blocco di marmo e per spostarla servirebbe una gru. Così il primo cittadino dell’Urbe ha assoldato due operai che (immaginiamo come Stanlio e Ollio col pianoforte nella famosa gag) hanno impiegato due giorni per trasportare il manufatto.

Per ospitarlo è stato anche necessario rinforzare il pavimento. Allora, 2.440 euro di lavori murari più 1.830 euro di trasloco e pulitura: totale 4.240 euro. Ma ora Marino può ammirare la Musa acefala. Senza testa, e non è l’unica.

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