Suv e Ritmo, safari sull’A4

Gian Lorenzo Barollo

L’autostrada A4. Quel nastro asfaltato che taglia la piana padana come un tapis roulant panoramico tra ali di capannoni sbadiglianti, corone di montagne e scorci agresti è in realtà un brandello di savana d’Africa.

L’autostrada A4. Quel nastro asfaltato che taglia la piana padana come un tapis roulant panoramico tra ali di capannoni sbadiglianti, corone di montagne e scorci agresti ancora non imbrigliati dalle serre è in realtà un brandello di savana d’Africa.

Già perchè quando varchi il casello non importa se dentro di te sei leone o gazzella, una volta ritirato il biglietto devi correre. E la strada si fa specchio e riflette caratteri e urgenze: c’è il suv ferino che fluttua agile tra le corsie senza obbligo di freccia, la Ritmo-zebù che pascola sulla carreggiata, il leopardo abarthizzato che abbaglia rabbioso pretendendo varchi.

In una recente escursione - una quieta domenica - ho sperimentato un piccolo safari. C’era il solito camion bisontesco che tappava la carreggiata lenta. Davanti a me un veicolo scatolare-rinoceronte che teneva i 90 esatti e una guida un po’ incerta. Sul fianco invece due corsie libere per il sorpasso delle antilopi accelerate.

Io - sono un originale, lo so - cercavo di tenere la mitica «distanza di sicurezza». E la cosa indispettiva non poco i velociraptor domenicali costretti a riconoscere l’esistenza delle marce basse. D’un tratto uno mi punta in coda e chiede strada con il morse luminoso. Però dove vado? L’amico allora accelera, scarta a sinistra, rientra, vede bisonte e rinoceronte e rimbalza in area sorpasso. Pochi istanti e si rituffa con una diagonale killer che lascia tutti impietriti col piede sopra il freno e infila il canale d’uscita. Era un tentativo d’omicidio colposo o volontario? No, pura legge della savana.

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