Un altro sport

Lo sport è un bambino con un pallone. Soprattutto se il pallone è più grande del bambino e se dentro quel gesto sportivo c’è il senso della vita. Poiché esiste una giustizia superiore, questa storia arriva nei giorni della rissa per Juventus- Roma e della squalifica del presidente della federazione calcio Tavecchio per frasi razziste. E arriva da un mondo, quello americano, capace di mille nefandezze ma anche bagliori di umanità.

Il bambino è Jp Gibson, 5 anni, malato di una leucemia linfoblastica acuta, un tumore del sangue particolarmente aggressivo. Ma Jp non è un malato, è un bambino. E come tutti i suoi coetanei insegue i primi sogni dentro il mondo dello sport. Jp è appassionato di basket, fa il tifo per gli Utah Jazz che ricambiano con un regalo speciale: lo ingaggiano come se fosse un campione.

La mamma firma il contratto e il piccolo - fra una seduta di chemioterapia e l’altra - si allena con i suoi idoli. La palla è troppo grande, i fondamentali troppo difficili, ma Jp Gibson immagazzina quella gioia che lo aiuta ad affrontare il male. Arriva la partita inaugurale e lui siede in panchina. A un certo punto il coach chiama un cambio e indica Gibson. Il piccolino entra, riceve la palla in una foresta di fenomeni alti - è tutto in uno splendido video su Youtube - arriva sotto il canestro lassù. Un giocatore dei Jazz lo solleva fino ai tre metri e lui segna. Boato nel palazzetto gremito, i campioni gli danno il cinque. E Jp si convince che, dopo aver battuto la difesa dei Jazz, ora potrà battere anche la leucemia.

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Eco di Bergamo Jp Gibson a canestro