Volando

di Giorgio Gandola

Sembrava una cometa, ma era meglio farla atterrare. È finito così, con il fuoco nella coda, il test di volo di un caccia F35 decollato dalla base di Eglin in Florida. Non è il primo incidente

Sembrava una cometa, ma era meglio farla atterrare. È finito così, con il fuoco nella coda, il test di volo di un caccia F35 decollato dalla base di Eglin in Florida. Non è il primo incidente di un programma finanziato dal governo degli Stati Uniti una decina d’anni fa con il contributo tecnologico dei partner europei. Nessun ferito, solo i pompieri sotto la fusoliera e un nuovo enorme punto interrogativo sulla funzionalità strategica di un velivolo nato sotto una cattiva stella.

Realizzato dalla Lockeed Martin, costa 80 milioni di dollari, può portare una bomba nucleare, riesce a mettere fuori uso ogni strumento elettronico nemico, ma non sembra un campione di affidabilità. Negli ultimi due anni è stato messo a terra per la rottura strutturale di una turbina, per difetti alla pompa di carburante (se non arriva al motore si precipita) e perché attirerebbe i fulmini dei temporali. Ma questa sembra più una leggenda metropolitana.

Anche l’Italia avrebbe dovuto comprarne 131 esemplari, poi ridotti a 90 dal governo Monti e infine a 9 (per ora) da Renzi, messo sotto pressione dal dipartimento di Stato americano perché ripristini un ordinativo numericamente accettabile. Dovrebbe entrare in scena nei cieli mondiali nel 2018, avvolto da un certo scetticismo che farebbe prediligere gli elefanti di Annibale.

Secondo Grillo, una turbina dell’F35 si potrebbe realizzare a costi bassissimi con una stampante 3D, inserendo una manciata di polvere di alluminio e un paio d’altri ingredienti a caso, e poi mescolando con il raggio laser. La ricetta, utile anche per una canna da pesca o il parafango di una Punto, lo ha fatto precipitare alle elezioni. Proprio come l’aereo della discordia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA