Daniela Gregis sfila a Milano
Con «Matilde» spinge su New York

Si chiama «Matilde» la nuova collezione di Daniela Gregis, un turbine di colori, abiti intensi nelle loro ampiezze, e un modo di andare sempre oltre con lo sguardo.

Si chiama «Matilde» la nuova collezione di Daniela Gregis, un turbine di colori, abiti intensi nelle loro ampiezze, e un modo di andare sempre oltre con lo sguardo.

Fino al Giappone, primo grande amore della stilista bergamasca, ma anche agli Stati Uniti, dove sono aumentati i punti vendita che tengono la sua collezione, cinque tra la California e ovviamente New York. Lei, intanto, viaggia parecchio, ma finisce sempre per rintanarsi nei suoi laboratori tra via Colleoni e vicolo Aquila nera, in Città Alta.

«Abbiamo incrementato la nostra distribuzione, ma sempre senza inflazionarci, contenendo lo sviluppo e privilegiando la qualità». Un punto cardine della filosofia di Daniela Gregis che sempre a New York è nella boutique «If» di Soho, ma è anche approdata al nuovo Dover Street Market, concept store di grande ricerca, e tendenza, ideato da Comme des Garcons . Lei preferisce non commentare e ripetere un modo di lavorare che l’ha sempre contraddistinta: «Non dimenticare le origini, mai, recuperare il lavoro del passato, che torna sempre, rielaborato, reinterpretato».

Daniele Gregis è così: niente numeri, un piccolo impero che si ritaglia da anni il suo spazio fisso alla Settimana della Moda milanese. Oggi nella sua tradizionale location, all’oratorio della Passione di Sant’Ambrogio, vedremo abiti che fluttuano, che avvolgono: «poetici e onirici» li definisce chi li ama, «io vorrei che fossero pratici» commenta la stilista, con il suo solito modo di raccontarsi e raccontare la moda: «Io non credo di averla mai fatta, la moda – sorride -. Io lavoro il filo e la materia, cercando un equilibrio, giocando con un’idea». Come? «Con laboriosità, con artigiani e realtà, bergamasche ma non solo, con cui collaboriamo». Ma non tutte sopravvivono: «Il sistema non è collaborativo, non fa squadra. È per questo che ciò che chiamiamo moda deve perdere il suo alone, facendosi di quotidianità, riqualificandosi e puntando sull’artigianalità». E aggiunge: «Non è vero che mancano gli allievi: serve più educazione alla passione. E più disciplina».

«Niente voli pindarici» per Daniela , ma «una scelta di vita» fatta oltre 20 anni fa per questa donna affiancata dalla figlia Marta e circondata da uno staff di giovani di tutto il mondo. E ora con un nuovo spazio in piazza Vecchia, oltre a quello tradizionale su via Colleoni: «Lo voglio pensare come un laboratorio, anche per i bambini e per le arti in generale», mentre gli abiti fanno il giro per il mondo, dall’Asia al Sud Africa, sempre come prodotto di nicchia. Nuovi connubi, per forme ampie «ma anche fascianti»: «Matilde è gioco e passione, è l’interpretazione del mondo, nei colori del rosso e del ruggine, del blu e dell’arancione: nasce dalla casualità delle interpretazioni, dagli istanti della vita, dal fare e dal condividere». E in questo turbine di idee, Daniela Gregis rimanda sempre al passato di Ok’am – suo brand -, ai suoi primi abiti, come «Mafalda», vestito tagliato sotto il seno e con la manica ampia. E a una filosofia che è quella della sua vita: «Lasciarsi addosso solo l’essenza della vita».

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