Ora cogliamo l’attimo
A preoccuparsi è Allegri

Adesso tenetevi forte, perché l’Atalanta può cambiare il campionato (mentre l’Uefa già grida al nuovo Leicester). Il Genoa l’ha riaperto trasformando la domenica juventina in un incubo, i nerazzurri sabato vanno a Torino con le armi adatte per sferrare quel colpo che aspettano da 27 anni (8 ottobre 1989, 1-0 firmato Caniggia) e rimettere così in discussione le gerarchie al vertice. Mettendo da parte l’euforia, si può legittimamente obiettare che giocare allo Stadium – il fortino dove quasi tutti lasciano le penne – mette i brividi solo a pensarci. Ma bisogna anche cogliere l’attimo. E se non è propizio questo, chissà quando lo sarà.

Soffermiamoci sugli aspetti decisivi delle due gare di ieri che ci avvicinano a quello che, classifica alla mano, non è una presunzione chiamare scontro diretto. La Signora (già bruttina a Siviglia nonostante il rotondo 3-1) è stata sovrastata dai rossoblù con la velocità e un’impeccabile organizzazione di gioco, a cominciare dalla fase difensiva. La Signora non sta bene, perché proprio davanti a Buffon perde i pezzi, un infortunio dopo l’altro, e a centrocampo non ha ancora trovato la quadratura del cerchio come imporrebbe il potenziale della squadra, con inevitabile sofferenza tattica sia in attacco sia in copertura. Sofferenza che a Marassi è degenerata in confusione, complici le scelte di Allegri che ha dovuto fare i conti con gli straordinari della Champions.

Ieri il Genoa ha fatto l’Atalanta, ha aggredito la Juve, l’unico modo per non farla ragionare e metterla in difficoltà (come aveva pubblicamente chiesto Juric alla vigilia). Gasperini dopo aver fatto fuori anche il Bologna, interrogato sulla prossima sfida, ha a sua volta osservato che la Juve va affrontata così se vuoi crearle problemi. L’Atalanta oggi ha tutto per provarci: condizione fisica straordinaria; rapidità nella trama di un gioco che interpreta a memoria e con micidiale efficacia; solidità difensiva. Tolta la traversa sulla punizione di Viviani, Sportiello al Dall’Ara ha sbrigato meno che un’ordinaria amministrazione. E se pensiamo che contro il Bologna, dato in salute, l’Atalanta si è permessa di sprecare buone occasioni per moltiplicare il già appagante 2-0, peccando a tratti di scarsa lucidità, abbiamo la misura della maturità che ha raggiunto la rosa sotto la guida di Gasperini. Equilibrata, sciolta, il match sempre sotto controllo.

Maturità è un concetto che ribadiamo da settimane. A Torino la consacrazione? C’è un’incognita: la capacità della Juve di reagire alle sconfitte. Ma state certi che a preoccuparsi in questi giorni è Allegri.

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